Vomero: continua l’ecatombe di esercizi commerciali
“ Oramai non c’è giorno che al Vomero non si annuncia la chiusura di qualche esercizio commerciale – esordisce Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari -. Il perdurare della crisi economica con la contemporanea lievitazione dei costi di gestione, a partire dai canoni di locazione, che però non rappresentano l’unica voce nel bilancio negativo, dovendo anche considerare i tanti balzelli che gravano su tali attività, stanno mettendo in ginocchio il terziario commerciale che rappresenta la principale, se non l’unica, attività produttiva del quartiere collinare con circa duemila esercizi commerciali, alcuni dei quali della grande distribuzione, presenti sul territorio “.
“ Uno degli ultimi esercizi commerciali che ha cessato la propria attività si trovava in via Luca Giordano – prosegue Capodanno -. Un antico negozio di piante e fiori, che aveva superato il mezzo secolo di vita e al quale i vomeresi erano particolarmente affezionati. Ma, nel frattempo, altre chiusure vengono annunciate in questi giorni, tra le quali quella di una nota pasticceria “.
“ Purtroppo – puntualizza preoccupato Capodanno – se si va avanti di questo passo, senza alcun intervento operativo da parte della Regione Campania e del Comune di Napoli, tra poco al Vomero potrebbero essere ancora tanti i negozi costretti ad abbassare le saracinesche, sostituiti da altri di tutt’altro genere, prevalentemente da esercizi pubblici, per la somministrazione di cibi e bevande, con tanto di gazebo, ombrelloni, sedie e tavolini che oramai invadono strade e piazze del quartiere, a partire dalle isole pedonali, dove i pedoni devono fare lo slalom per poter passeggiare “.
“ Occorrerebbero iniziative concrete per supportare economicamente le attività in difficoltà – continua Capodanno -. Invece tutto tace. Pure la legge regionale n. 11 del 10 marzo 2014, per la valorizzazione dei locali, dei negozi, delle botteghe d’arte e degli antichi mestieri a rilevanza storica e delle imprese storiche ultracentenarie, non sembra, per quanto è dato sapere, che abbia avuto una grande risonanza tra gli addetti ai lavori. In essa sono sì previsti interventi economici sia per dare contributi ai Comuni della Regione per la rivalutazione dei locali storici, sia per il censimento di questi ultimi, ma non sappiamo se, per gli anni successivi al 2014, siano stati stanziati fondi adeguati e se quelli stanziati siano stati utilizzati e in che misura da quanti potrebbero essere interessati. Così come non sappiamo se sia stato completato il censimento delle attività che potrebbero fruirne nell’ambito della cinta urbana partenopea “.
” Peraltro la Campania, in questo settore, è arrivata buon ultima – puntualizza Capodanno – dal momento che in altre Regioni italiane, come il Piemonte, la Lombardia e il Lazio, la normativa che istituisce le botteghe storiche, con relative provvidenze economiche, è già in vigore da lustri, offrendo così un contributo alla possibilità di salvare tante attività commerciali e artigianali che altrimenti avrebbero rischiato di chiudere definitivamente “.