Torre Annunziata, crollo del palazzo di Via Rampa Nunziante: avviso di chiusura indagini per 16 persone

 Torre Annunziata, crollo del palazzo di Via Rampa Nunziante: avviso di chiusura indagini per 16 persone

In data odierna la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, tramite la Compagnia dei Carabinieri di Torre Annunziata ed il locale Commissariato PS, ha eseguito la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di sedici soggetti a vario titolo coinvolti nella vicenda del crollo del palazzo di Via Rampa Nunziante il 7 luglio del 2017 che portò alla morte di otto persone.

Le indagini svolte dalla Procura, dai Carabinieri e dalla Polizia, corroborate dalle consulenze tecniche sulle cause del crollo e sulla legittimità urbanistica dei lavori, hanno permesso di delineare un quadro chiaro in ordine alle responsabilità, sia relativamente al crollo che agli abusi urbanistici e ai connessi falsi in atto pubblico rilevati.

La consulenza tecnica redatta dai prof. ri Nicola Augenti e Andrea Prota ha consentito di accertare che causa del crollo sono stati i lavori di manutenzione straordinaria eseguiti da Velotto Gerardo al secondo piano del palazzo in assenza di qualsivoglia titolo abilitativo, tramite la demolizione di tramezzi divisori che, sovraccaricando il maschio murario al secondo piano, nonché indebolendo in modo significativo detto maschio in quanto la compagine muraria veniva privata in più punti di elementi lapidei (pietre di tufo), cagionavano lo schiacciamento dei maschi murari che costituivano il muro perimetrale esterno a nord, prospiciente la ferrovia.

Le indagini hanno disvelato il ruolo di direttore dei lavori di fatto rivestito dall’arch. Massimiliano Bonzani. Quest’ultimo, inoltre, insieme all’arch. Manzo Aniello e all’arch. Giacomo Cuccurullo (deceduto nel crollo) sono ritenuti responsabili del crollo (crollo preceduto dalla comparsa di lesioni lungo i paramenti oltre che nello spessore dei maschi murari), in quanto, nonostante la sussistenza di uno stato di dissesto evidente e di una situazione pericolosa dei luoghi a loro nota (anche in relazione alle loro conoscenze tecniche), ponevano e/o facevano porre in opera presidi di assicurazione (quali isolati puntelli metallici, “spallette” di mattoni pieni) chiaramente insufficienti al consolidamento delle strutture e, ignorando e/o sottovalutando tali segnali di pericolo imminente manifestatisi per tempo, non ponevano in essere le opere di assicurazione necessarie ad evitare il crollo, né disponevano o facevano disporre, segnalando la suddetta situazione di pericolo ai Vigili del Fuoco, lo sgombero dell’immobile, così da evitare il decesso di Cuccurullo Giacomo, Laiola Adele, Cuccurullo Marco, Aprea Giuseppina, Guida Pasquale, Duraccio Anna, Guida Francesca e Guida Salvatore.

Analogamente, è stata ritenuta la responsabilità di Cuomo Robe1io, amministratore, a conoscenza dell’illegittimità di tali lavori di manutenzione straordinaria e dell’esecuzione in corso dei medesimi, il quale ometteva di richiedere a Velotto Gerardo l’esibizione dei titoli abilitativi, nonostante diversi condomini avessero segnalato l’esecuzione di lavori di notevole rilevanza realizzati con martello pneumatico azionato per diverse ore del giorno e, conseguentemente, ometteva di verificare la portata degli stessi e di adottare i necessari provvedimenti a tutela della incolumità dei condomini e di terzi e /o di inoltrare la doverosa segnalazione agli organi competenti.

Più nel dettaglio, Velotto Gerardo ed il direttore di fatto dei lavori Bonzani Massimiliano, con la collaborazione materiale di un operaio Pasquale Cosenza, eseguivano lavori illegittimi di manutenzione straordinaria ed effettuavano la demolizione dei tramezzi divisori inizialmente presenti nella zona nord-ovest del secondo piano ed in particolare del tramezzo divisorio presente in adiacenza alla trave emergente in cemento annata; in tal modo sovraccaricando il maschio murario al secondo piano, compreso tra il primo e il secondo vano della facciata nord rispetto ai pesi soppo1tati sino a quel momento, indebolendo in modo significativo detto maschio in quanto la compagine muraria veniva privata in più punti di elementi lapidei (pietre di tufo), con la conseguenza di ridurre la sezione reagente dell’elemento portante e di minare l’integrità della predetta compagine muraria.

Tali lavori cagionavano lo schiacciamento dei maschi murari che costituivano il muro perimetrale esterno a nord, prospiciente la ferrovia; schiacciamento che aveva origine con la rottura per presso­flessione deviata del suddetto maschio murario (quello compreso tra il primo e il secondo vano della facciata nord) il cui collasso detenninava un sovraccarico progressivo dei maschi adiacenti.

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