Terra dell’ultimo cielo, Gian Maria Tosatti a cura di Eugenio Viola
Lunedì 30 maggio, alle ore 11:00, sarà presentato al pubblico e alla stampa, presso l’Aula Siani della Scuola di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa, 7_Terra dell’ultimo cielo, settima ed ultima tappa del progetto Sette Stagioni dello Spirito di Gian Maria Tosatti, a cura di Eugenio Viola.
Sette Stagioni dello Spirito è un progetto iniziato da Tosatti nel 2013 ed ispirato al Castello Interiore (1577), libro in cui Santa Teresa d’Avila suddivide l’animo umano in sette stanze, trasposte dall’artista in altrettante installazioni site-specific. Dopo 1_La peste, nella chiesa dei SS. Cosma e Damiano ai Banchi Nuovi; 2_Estate, nell’ex Anagrafe Comunale in Piazza Dante; 3_Lucifero, negli ex Magazzini Generali del Porto di Napoli; 4_Ritorno a casa, presso l’ex Ospedale militare di Napoli; 5_ I Fondamenti della luce, negli spazi dell’ex convento di Santa Maria della Fede; 6_Miracolo impiantata in un’ex fabbrica nel cuore pulsante di Forcella, si giunge a 7_ Terra dell’ultimo cielo, ospitata nella chiesa dell’ex Ospedale militare di Napoli, all’interno del Complesso della Santissima Trinità delle Monache, che l’Università Suor Orsola Benincasa sta recuperando, nell’ambito di un ampio progetto di restauro.
7_Terra dell’ultimo cielo, da un lato, conserva i riferimenti, costanti in tutto il ciclo, a Santa Teresa e a Dante, dall’altro in questo ultimo capitolo l’artista è stato accompagnato da un ulteriore e metaforico Virgilio, in questo caso specifico da René Daumal e dalla conoscenza “trasformatrice” di sé propugnata dal filosofo francese. Nel sistema cosmologico dantesco, questa tappa corrisponde alla vertigine del poeta che si arrende all’impossibilità di raccontare cosa ci sia oltre una certa altezza del cielo. In quest’opera, per molti aspetti la più visionaria della serie, Tosatti ne propone un’ipotesi: diviene qui manifesto che scopo dell’uomo è quello di elevarsi verso la piena consapevolezza dell’incredibile altezza dello spirito umano. Ecco, dunque, un terreno da percorrere ancora, la “terra dell’ultimo cielo” che non è un luogo per una beatitudine da godere. Tutt’altro. È un punto da cui partire, consapevolmente: chi lo raggiunge, comprende che è suo dovere ritornare nel mondo per testimoniarne la presenza di quel luogo, e per indicarne la strada.
Sotto il profilo simbolico e formale, quest’ultimo lavoro sussume tutte i capitoli precedenti, in una vera e propria visione ricapitolativa. Tornano, inoltre, una serie di elementi già presenti in Lucifero, il terzo capitolo, di cui ritornano una serie di elementi: la sabbia, gli alberi, gli uccelli, impiegati per mostrare e condividere che, malgrado tutto, il fondo del paradiso, in cui si ambienta quest’ultimo intervento, è uguale al fondo dell’inferno. In fondo, questo viaggio nei regni dello spirito, è nient’altro che un restare nel medesimo luogo: l’anima umana.
In questo modo, si chiude l’equazione che Tosatti ha aperto nel 2013, all’inizio di questo cammino, fisico e metaforico, alla ricerca di una dimora, di una casa, che è poi la forma dell’anima tracciata in questo “romanzo di formazione” scritto tra le pieghe della città di Napoli.