Il cardinale Angelo Scola torna sulla questione della comunione ai divorziati risposati e, intervistato da Repubblica sottolinea: “Ritengo che il nesso tra eucaristia e matrimonio resti sostanziale. Pertanto coloro che hanno contratto un nuovo matrimonio si trovano in una condizione che oggettivamente non consente l’accesso alla comunione sacramentale. Lungi dall’essere una punizione, e’ l’invito ad un cammino”. “sul piano sostanziale, non trovo ancora una risposta alla possibilità che accedano alla comunione sacramentale senza colpire nei fatti l’indissolubilità del matrimonio”. Riflette anche sulle coppie gay: “è fuori dubbio che siamo stati lenti nell’assumere uno sguardo pienamente rispettoso della dignità e dell’uguaglianza delle persone omosessuali. Per quanto riguarda le loro unioni – continua il cardinale – , le parole indicano le cose. Non e’ giusto suscitare” “confusione su una cosa decisiva come la famiglia. Ritengo che la parola ‘famiglia’, insieme alla parola ‘matrimonio’, vada riservata all’unione stabile, aperta alla vita tra l’uomo e la donna. Per il duo o coppia omosessuale si dovra’ trovare un altro vocabolo”. “La Chiesa – continua l’arcivescovo di Milano – e’ davanti a una grande prova: il confronto con la rivoluzione sessuale e’ una sfida forse non inferiore a quella lanciata dalla rivoluzione marxista”.
Sinodo sulla famiglia, card. Scola: “nesso tra eucaristia e matrimonio resta sostanziale”
