Rns, Mons. Nunzio Galantino: “Scegliete di servire i fratelli”
Lectio Divina questa mattina da parte del segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana mons. Nunzio Galantino, rivolta ai 350 delegati della IX Assemblea nazionale per il rinnovo degli organismi pastorali di livello nazionale del Rinnovamento nello Spirito. L’assise dei coordinatori uscenti è riunita a Sacrofano da venerdì 16 gennaio a domenica 18 gennaio 2015 per il rinnovo degli incarichi nazionali per i prossimi anni. A seguito della relazione, mons. Nunzio Galantino ha preseiduto la Celebrazione eucaristica. Questa la sintesi della Lectio Divinae: questa lectio, che si colloca in un momento particolare della vita del Rinnovamento nello Spirito, un momento che coincide con il rinnovo degli Organismi pastorali per il prossimo quadriennio. – continua il segretario della CEI – So che giungete a questo appuntamento dopo aver preso parte a un percorso di accompagnamento fraterno per l’orientamento e la formazione pastorale; un processo nel quale, alla luce dell’Evangelii gaudium, avete riletto le vostre prassi e priorità pastorali, per un loro effettivo rinnovo; un cammino, quindi, in cui avete approfondito i criteri oggettivi legati al profilo di impegno e di appartenenza, che interpella in chiave missionaria innanzitutto la vita degli animatori e delle guide del Movimento. Sono le condizioni indispensabili per poter pronunciare un «sì» pieno davanti a Dio e ai fratelli nell’assunzione di responsabilità in prospettiva della nuova evangelizzazione, del “fondamento pentecostale della missione” e della “dimensione kerygmatica e carismatica del Vangelo”.”. Mons. Galantino ha poi ricolto queste parole ai responsabili: “La vivacità delle nostre comunità è legata a persone che si spendono con gratuità – e rimettendoci del proprio – per farle crescere. Voi, nel cuore della Chiesa, siete principio di animazione carismatica; siete un popolo che serve il Signore e che vuole farsi servizio; un popolo che, con la sua presenza operosa, serve alla storia e, insieme, un popolo che serve la storia, offrendole ciò che ha di più prezioso: la memoria di Gesù, resa viva nella potenza dello Spirito. Chi offre la propria disponibilità sa di doversi proiettare oltre – di dover “uscire” –, di essere chiamato non solo a conservare l’esistente o ad accompagnare quanti stanno già “dentro”: il Cenacolo è luogo prezioso nella misura in cui spalanca sulla piazza del mondo.”. Amore e fedeltà alla chiesa, questo il continuo della Lectio Divinae: “Ognuno che ama la Chiesa sperimenta anche la fragilità dei suoi membri, i ritardi e le manchevolezze. La cosa peggiore è prendersela sempre e solamente con gli altri… invece di ammettere anche le proprie colpe e sentire che le stesse difficoltà possono diventare motivo di conversione e appello a una fedeltà ancora maggiore.”. Ha poi invitato a lasciare risuonare in noi la Parola ed evitare le divisioni: “Le divisioni non creano soltanto partiti contrapposti, ma – come ho accennato – anche vizi pesanti: – invidia: “Dal momento che vi sono tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera umana?” (1Cor 3,3) – presunzione: “Voi siete già sazi, siete già diventati ricchi; senza di noi, siete già diventati re. Magari foste diventati re! Così anche noi potremmo regnare con voi” (1Cor 4,8). – superbia: “Voi vi gonfiate di orgoglio… Non è bello che voi vi vantiate” (1Cor 5,2.6). In definitiva, in questi gruppi che si agitano fino a dilaniare la tunica della comunità, l’ardore carismatico si era risolto in saccenteria, in boria, in autosufficienza. Anche fra noi può succedere che l’entusiasmo iniziale – se non è sostenuto da motivazioni profonde e, quindi, da un cammino ordinario – sfumi, facendo emergere insoddisfazioni e amarezze, che poi facciamo scontare agli altri. Penso alla difficoltà a riconoscere e a valorizzare i doni di cui i fratelli sono espressione: è una delle cause che maggiormente impoverisce le relazioni sociali, il lavoro, la Chiesa stessa. Così, quante volte nel coro della vita cadiamo nella sciocca ambizione di interpretarci come solisti; anziché essere felici e ringraziare il Signore dei doni che elargisce in abbondanza, si arriva a negarli, a soffocarli, umiliando le persone, emarginandole, trovando il modo per screditarle.”. Una Chiesa dunque formata da fratelli, nella quale trovano spazio la verifica e la correzione, che sono medicine per la conversione quando vengono somministrate nell’amore, quindi con premesse, modalità e finalità sempre attente alla fraternità: “A sua volta, la fraternità rinvia a condivisione delle scelte e delle attività, in uno spirito che apprezza l’accompagnamento e l’obbedienza. Anche questa disponibilità a sintonizzarsi sulle decisioni dell’Organismo superiore è segno di autenticità del servizio, che non viene fatto per iniziativa personale né per portare avanti un proprio progetto, ma a vantaggio dei fratelli, nel più ampio disegno di una comunione vissuta. Per questo a volte è necessario anche saper rinunciare a qualche proposta o imparare a «perdere» qualcosa pur di camminare con gli altri, rispettando una condivisione che prevede la serena accettazione di tempi che forse non sono i nostri. Tale comunione non è fine a se stessa: non è rivolta a farci star bene tra noi, secondo lo sterile modello di “due cuori e una capanna”. Il criterio ultimo della comunione rimane l’evangelizzazione, la missione.” . Mons. Galantino ha poi fatto riferimento alla Fedeltà allo Spirito Santo: “significa impegnarsi a smascherare le dinamiche sbagliate – a partire da quelle che attraversano il nostro cuore – e a prenderne le distanze, sapendo che il frutto dello Spirito Santo è altro: nel tempio di Dio si respira un’aria diversa. Cari amici, su che cosa costruiamo la vita, la nostra, quella del Movimento, quella della Chiesa? Nel momento in cui la pietra angolare non fosse più Cristo Gesù; nel momento in cui i doni ricevuti non fossero messi a servizio della crescita comune, ma diventassero strumenti per la propria autorealizzazione, di tutto il nostro fare non resterebbe che polvere vi invito a soffermarvi su tre indicazioni, che rappresentano i criteri con cui accogliere l’indicazione del Deuteronomio che scandisce questa giornata: “Sceglietevi nelle vostre tribù uomini saggi, intelligenti e stimati e io li costituirò vostri capi” (Dt 1,13).”. Contemplate il Signore Gesù. Sceglietelo sempre nuovamente. Il suo nome sia sulle vostre labbra; sia, innanzitutto, nel vostro cuore. Adoratelo: è la via per vincere ogni idolatria, ogni orgoglio che, mentre ci spinge a primeggiare sugli altri, dagli altri ci separa. Lodatelo: è il fondamento di ciò che siete. Non perdetevi in chiacchiere vuote. Andate all’essenziale, lasciando che sulle ragioni umane prevalga sempre la volontà di Dio. Amate la Chiesa. Non anteponetele funzioni e organizzazioni, non cadete nell’attivismo che spegne lo spirito. Camminate con la Chiesa nel tempo e nella storia, aggiornatevi continuamente, armonizzate le novità dello Spirito e guardate avanti senza “nostalgici rallentamenti o rimpianti”: «La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del “si è fatto sempre così”. Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità» (EG 33).Servite. Scegliete di servire i fratelli come ha fatto Gesù. Le vostre mani alzate al Cielo sappiano contemporaneamente protendersi nella storia verso gli ultimi, i poveri e tutti coloro che la sapienza di questo mondo e l’egoismo di uno sviluppo miope condannano alla periferia dell’emarginazione.
«Il nostro impegno non consiste esclusivamente in azioni o in programmi di promozione e assistenza; quello che lo Spirito mette in moto non è un eccesso di attivismo, ma prima di tutto un’attenzione rivolta all’altro… Solo a partire da questa vicinanza reale e cordiale possiamo accompagnare i poveri adeguatamente nel loro cammino di liberazione. Soltanto questo renderà possibile che «si sentano, in ogni comunità cristiana, come “a casa loro» (EG 199). Il mandato con il quale concludo, vi riconsegna simbolicamente alle parole alte ed esigenti di Papa Francesco, nelle quali non dubito che il Rinnovamento nello Spirito ritrovi la propria identità e missione:
«Lo Spirito Santo arricchisce tutta la Chiesa che evangelizza anche con diversi carismi. Essi sono doni per rinnovare ed edificare la Chiesa. Non sono un patrimonio chiuso, consegnato ad un gruppo perché lo custodisca; piuttosto si tratta di regali dello Spirito integrati nel corpo ecclesiale, attratti verso il centro che è Cristo, da dove si incanalano in una spinta evangelizzatrice. Quanto più un carisma volgerà il suo sguardo al cuore del Vangelo, tanto più il suo esercizio sarà ecclesiale. È nella comunione, anche se costa fatica, che un carisma si rivela autenticamente e misteriosamente fecondo. Se vive questa sfida, la Chiesa può essere un modello per la pace nel mondo» (EG 130). Nel silenzio della preghiera chiediamo al Signore che vi conceda intelligenza spirituale per saper leggere “i segni dei tempi”, insieme a quell’umiltà necessaria per ricominciare ancora, più uniti di prima – quindi con più fede, speranza e carità – affinché quell’opera dello Spirito che siete possa crescere nella Chiesa e nel mondo intero. E la cultura – il miracolo – della Pentecoste feconderà davvero questo nostro tempo.”. Così mons. Nunzio Galantino, Vescovo di Cassano all’Jonio e Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana.”.