Quel bisogno assoluto di politica per ricominciare a sperare

 Quel bisogno assoluto di politica per ricominciare a sperare

Che augurarsi per le donne e gli uomini della “politica” in questo principio d’anno, ma anche per noi tutti? E’ difficile trovare un termine d’insieme che sintetizzi un auspicio. Forse il più giusto è proprio “politica”. Ovvero, la gestione della “polis” innanzitutto puntando al bene della collettività. Più il Paese è in difficoltà e più sembra che ci siano divisioni insanabili tra i partiti, tra le varie componenti degli stessi e via dicendo. Un moto perpetuo che punta a senso unico all’affermazione delle proprie ragioni, degli ideali individuali, della visione dei fatti unilaterale, senza nessun possibile collante con le altrui idee. E, così, anche in buona fede, non si riesce a fare sintesi, appunto, per “gestire la città”.

politica-italiana-2014-2I mass media vengono usati spregiudicatamente per sparare spesso idiozie – consapevoli – finalizzate a scioccare l’opinione pubblica, per lo meno la più influenzabile e meno informata. E proprio per marcare le differenze con gli altri, per un pugno di voti in più, alla fine si finisce in un’operazione di delegittimazione complessiva della politica. I dati sull’astensionismo al voto nel nostro Paese sono significativi e, soprattutto, preoccupanti per chi crede nella democrazia.

C’è bisogno di una tregua, di un momento d’unità tra le forze politiche più responsabili perché la Grecia è dietro l’angolo, perché il debito pubblico è alle stelle e gli esorcismi demagogici non servono a rendere accettabili i dati della disoccupazione giovanile e non solo, della crescita che non c’è, delle tasse che non calano, anzi che lievitano strozzando i più poveri e impedendo che la nostra Italia sia competitiva con il resto del mondo. Insomma, c’è bisogno di un patto di lealtà e di futuro tra tutti i partiti che ci stanno, ma non solo. Il braccio di ferro preconcetto, ideologico per certi versi, tra il Governo Renzi ed il Sindacato serve solo ad inceppare una macchina di per sé già bloccata. Ci vorrebbe un “patto di lealtà per l’Italia” sottoscritto da tutti i partiti che avvertono il bisogno di uno slancio collettivo, mettendo da parte gli spiccioli interessi di bottega, per provare ad uscire dal tunnel ormai senza fine della crisi. Certo, ci vuole coraggio. Non servono più i racconti accattivanti, tutti rose e fiori, che poi nella realtà sono degli imbrogli che la gente non vuol più sentire.

Alla fine del semestre di presidenza italiana della Unione Europea Giorgio Napolitano uscirà di scena. Il presidente della Repubblica il suo commiato, con vari moniti ai partiti, l’ha già fatto l’ultima notte dell’anno. Un segnale di reale cambiamento sarebbe, nell’ottica del patto di lealtà verso il Paese, la votazione al primo scrutinio del nuovo inquilino del Colle. Le polemiche sull’articolo 19 bis, varato il 24 di dicembre dal Consiglio dei ministri, che depenalizza il reato di frode fiscale stabilendo il tetto del 3 per cento dell’evasione rispetto all’imponibile, il cosiddetto “salva Berlusconi”, al di là delle rettifiche di Renzi, peserà non poco sulle vicende future del Paese. E sbaglia il presidente del Consiglio a pensare che il rimandare a dopo l’elezione del capo dello Stato il pacchetto fiscale sia una mossa furba, per allentare la tensione tra i due blocchi e per uscire indenne dalle polemiche. L’art. 19 bis sarà il motivo conduttore avvelenato di tutti i passaggi dell’elezione del successore di Napolitano se il segretario del Pd non provvederà immediatamente a cancellarlo. Le motivazioni ci sono tutte: un Paese con circa 180 miliardi di evasione fiscale all’anno non può dare segnali di tolleranza a chi le tasse non le paga. Dopo quest’operazione indispensabile bisognerà aprire le porte al dialogo con tutti i partiti per trovare un nome che abbia i più ampi consensi per ricoprire la carica di capo dello Stato. Il patto di lealtà può cominciare dal dopo Napolitano, basta volerlo..

di Elia Fiorillo

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