Quattro arazzi del XVI secolo in mostra alle Reali Poste degli Uffizi
Una mostra, quattro arazzi e mezzo millennio di storia. Nella sala delle Reali Poste, la Direzione della Galleria degli Uffizi propone “La Galleria degli arazzi. Fragilità della bellezza”, l’esposizione curata da Giovanna Giusti presenta quattro arazzi cinquecenteschi d’altissimo tenore storico-artistico che, dopo i sapienti restauri che hanno visto protagonisti sia il settore dedicato dell’Opificio delle Pietre Dure, sia operatori privati di provata esperienza, hanno recuperato sicurezza strutturale e ordine estetico. L’esposizione inaugurata oggi proseguirà fino al 28 giugno e sarà visitabile dal martedì al sabato, dalle 14 alle 18, con ingresso libero. Dopo la mostra che nel 2012 mise in esposizione 17 panni di magnifiche serie, “sono lieta di questa nuova e rara occasione – ha affermato il Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino, Cristina Acidini -. Solo conservando gli arazzi nelle condizioni imposte dalla loro intrinseca e ineliminabile fragilità, e in seguito al restauro (atto supremo di tutela ai fini della loro trasmissione alle generazioni future) condividere col pubblico la bellezza della preziosa narrativa e della loro magistrale sapienza tecnica, è possibile non far confliggere tutela e valorizzazione”. “Questa piccola ma preziosa esposizione – ha aggiunto il direttore della Galleria degli Uffizi, Antonio Natali – rinnova il rammarico per l’impossibilità d’esibire in forma stabile la collezione degli arazzi, che, se fosse esposta – come un tempo era – nei corridoi di Galleria, darebbe all’austero edificio vasariano lo splendore d’una corte. Invece, purtroppo, non si può. Si potrà però, spero presto, offrire una visione di quelle opere presentandole a rotazione in ambienti, a terreno, appositamente predisposti”. Da parte sua Giovanna Giusti, curatrice della mostra e Direttrice del Dipartimento Arazzi della Galleria, ha sottolineato che “la presentazione di questi interventi si offre come contributo al ‘disvelamento’ del pregio di questa collezione, meritevole d’investimenti e d’attenzione, perché la ‘forza rigeneratrice’ di un corretto restauro e di una buona conservazione abbia possibilità d’impiego, a perpetuare la bellezza di queste opere d’arte”. Accompagna l’esposizione il catalogo edito da Giunti in cui sono presentati anche i restauri delle tre soprapporte di manifattura medicea esposte nella Tribuna degli Uffizi condotti in tre distinti laboratori (Opera Laboratori Fiorentini – Civita Group; Laboratorio tessile di Beyer e Perrone Da Zara; Concita Vadalà). Il grande arazzo che raffigura La spoliazione dei corpi dopo la battaglia di Canne, fa parte della serie con Storie di Annibale, tessuta intorno alla metà del XVI secolo dall’arazziere fiammingo Cornelis de Ronde, divisa tra gli Uffizi (tre panni) e il Bayerisches Nationalmuseum di Monaco (sei panni). Un saggio di Lucia Meoni in catalogo presenta l’intera serie, illustrandone la ricchezza iconografica e della manifattura fiamminga. L’intervento conservativo, a cura del Laboratorio tessile di Opera Laboratori Fiorentini-Civita Group, consente ora di apprezzarne l’impaginatura, l’esuberanza dei dettagli decorativi, esaltati dall’impiego di tecniche ‘virtuosistiche’ nella tessitura, con largo impiego di oro nei filati, che sostanzia la ricchezza dei dettagli e l’insieme della composizione. Già restaurati negli anni ‘90, l’Ecce Homo e la Resurrezione, preziosi panni devozionali tessuti dall’arazziere fiammingo Nicola Karcher per la manifattura medicea su cartoni di Francesco Salviati, vengono ora presentati dopo un nuovo intervento, a cura del Laboratorio tessile dell’Opificio delle Pietre Dure, che ha assai migliorato la risoluzione cromatica delle mancanze, grazie all’impiego di una nuova metodologia, sperimentata con successo anche su tre arazzi delle ’Storie di Giuseppe ebreo’ da cartoni del Bronzino. Sempre a cura dell’Opificio delle Pietre Dure, è inoltre presente in mostra il fragilissimo arazzo, tessuto completamente in seta da Giovanni Rost nel 1553, raffigurante Dicembre, Gennaio e Febbraio, della serie dei Mesi, cui il Bachiacca fornì i cartoni. Per questo arazzo si è reso necessario un intervento assai impegnativo mirato a stabilizzarne il precario stato conservativo e a renderlo nuovamente esponibile e dunque visibile.