Piu’ di otto comuni italiani su dieci hanno parte del territorio a rischio frane ed alluvioni
Piu’ di otto comuni italiani su dieci (82 per cento) hanno parte del territorio a rischio frane ed alluvioni anche a causa del consumo di suolo agricolo che, con la cementificazione, ha ridotto la capacità di ritenzione idrica dei terreni. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare la tragedia di Ischia provocata dalle frane che si sono verificate lungo tutta la penisola a seguito dell’ondata di maltempo. Oggi in Italia 5 milioni di cittadini – sottolinea la Coldiretti – vivono o lavorano in aree considerate ad alto rischio idrogeologico e 6.633 comuni hanno parte del territorio ad elevato rischio di frana o alluvione, anche per la mancanza di una adeguata pianificazione territoriale. Su un territorio reso piu’ fragile da consumo di suolo si abbattono – continua la Coldiretti – i cambiamenti climatici con le precipitazioni sempre più intense e frequenti con vere e proprie bombe d’acqua che il terreno non riesce ad assorbire. A questa situazione – denuncia la Coldiretti – non è certamente estraneo il fatto che un modello di sviluppo sbagliato ha tagliato del 15 per cento le campagne e fatto perdere negli ultimi venti anni. 2,15 milioni di ettari di terra coltivata. Ogni giorno – conclude la Coldiretti – viene sottratta terra agricola per un equivalente di circa 400 campi da calcio (288 ettari) che vengono abbandonati o occupati dal cemento che non riesce ad assorbire la violenta caduta dell’acqua.