Paranormale: a Torino fotografato il fantasma del Forte di Exilles
E’ la sera del 23 settembre scorso, e il Forte di Exilles, alle porte di Torino, monumento storico ed imponente che si erge sopra il paesino di Exilles, è gremito di persone che attendono l’arrivo dei due studiosi e ricercatori del Paranormal Photography Investigation (PPI). Si tratta di un luogo con una lunga storia alle spalle, che ha visto lo scorrere del tempo attraverso vari periodi storici.
Per questo motivo i due ricercatori del PPI, Nicoletta Branco e Daniele Lionello decidono di mettere in campo tutta la loro esperienza e la loro tecnologia, per cercare di carpire frammenti di un lontano passato, residui di energie provenienti da dimensioni diverse.
La serata inizia con una visita del Forte, assieme alle guide locali.
I visitatori vengono poi fatti convergere in quelle che furono le vecchie carceri. Un luogo angusto, dove i muri trasmettono ancora la sofferenza assorbita nel corso dei secoli e l’atmosfera è piuttosto pesante.
L’illuminazione è scarsa e, mentre il pubblico si dispone lungo il muro di un lungo locale, il team inizia a collocare la propria strumentazione sul perimetro opposto.
Viene chiesto a tutti di spegnere i telefoni, onde evitare qualsiasi forma di inquinamento elettromagnetico. Ciò che si accingono a fare è una sessione strumentale e metafonica,
ovvero cercano variazioni repentine ed anomale dei campi elettromagnetici ed elettrici ed eventuali voci (metafonia) provenienti da realtà parallele.
Gli strumenti non tardano a reagire alle domande poste da Nicoletta, la sensitiva del team, ed ecco infatti che alcuni led iniziano a brillare, ad intermittenza, ed i sensori posti sul pavimento reagiscono a chissà quali energie, emettendo una luce intensa e colorata.
La transcomunicazione strumentale
Improvvisamente, da Echovox, una voce femminile piuttosto grave pronuncia un nome, inequivocabile: Francesca.
Un nome comune che, in quel contesto non ha alcun senso. Lo stesso nome viene però ripetuto più volte, assieme ad altre parole, frasi e blasfemie.
Stabilito il contatto con queste entità, viene avviata una sessione di Transcomunicazione Strumentale Metavisiva (ITC) e vengono scattate in rapida sequenza alcune foto ad un monitor
messo in loop con una videocamera.
Si chiama metodo Shreiber. Ciò che si vede sul monitor è una specie di nebbia che flutta da un angolo all’altro dello schermo. Si sente la macchina fotografica dotata di una scheda SD nuova appena tolta dal suo involucro originale, scattare in rapidissima successione.
Le evidenze
La folla viene fatta compostamente defluire dai corridoi delle anguste galere. E’ il momento del riscontro, il momento di guardare ciò che l’obiettivo della Nikon ha carpito nel corso di quella sessione di Metavisione.
Risalgono tutti verso la cappella del forte dove, su un grande monitor, vengono proiettati gli scatti appena effettuati.
Dopo un susseguirsi di immagini senza evidenze particolari, improvvisamente appare un volto, offuscato da una nebbiolina bianca.
Le conferme
Il sussulto è generale e la cappella si anima di voci, di grida e di telefoni che scattano incessantemente per fotografare quel volto che sembra sorridere dallo schermo del TV.
Vengono fatte scorrere le immagini seguenti e, lo stesso volto ma con espressioni diverse, appare in ben cinque scatti, fino a dissolversi negli scatti successivi.
L’entusiasmo nella cappella non si placa, i presenti sono sbigottiti, attoniti como lo sono anche i due studiosi che, avanti e indietro, continuano a guardare quei cinque scatti, l’espressione che varia di scatto in scatto
il velo che copre quel volto. E’ un’evidenza eccezionale quella che sta succedendo sotto gli occhi dei presenti.
E’ il responsabile degli Amici del Fortedi Exilles Roccardo Humbert che interrompe quell’interminabile brusio. Le sue parole arrivano come una doccia gelida:
“Francesca è la moglie dell’ex custode del Forte. Abitavano in un alloggetto ricavato nel vecchio ospedale all’interno delle mura e, diverse volte in passato, mi riferì di aver visto aggirarsi in casa una donna vestita di bianco, con un velo, una crocerossina di altri tempi“.
E’ il momento delle conferme. Le foto vengo immediatamente inviate al figlio della signora Francesca il quale, dopo aver mostrato alla madre quel volto impresso negli scatti digitali, conferma che l’entità che vedeva la madre era una donna vestita di bianco, con un velo calato sul volto. Non riconosce la fisionomia, sono trascorsi troppi anni ma la donna bianca con il velo non lascia spazio a dubbi. E’ la crocerossina descritta dalla signora Francesca.
Il cerchio si chiude
Parliamo con i due ricercatori del PPI, chiedendo loro se avessero mai avuto evidenze così nette nel corso delle loro decennali ricerche nell’ambito della fenomenologia paranormale.
“Si, abbiamo avuto molte prove sull’esistenza di – una vita dopo la vita, ma qui c’è anche una conferma storica.
L’evento metafonico che più volte pronuncia il nome Francesca, gli scatti effettuati durante la sessione di Metavisione, la storia della signora Francesca e la sua testimonianza su ciò che ha visto e che l’ha portata a lasciare l’alloggio
del Forte, per noi è una conferma che non ha precedenti”.
Questo è quanto accaduto la notte del 23 settembre al Forte di Exilles, roccaforte storica della Val di Susa.
Altri ricercatori si sono recati all’interno del Forte, cercando qualsiasi forma di “vita ultraterrena”, oppure la “Maschera di Ferro”, altra leggenda che aleggia attorno
a questa costruzione in pietra, ma mai nessuno aveva ottenuto riscontri in merito.
La Signora Francesca, in tanti anni, non ha mai fatto parola con alcuno sulle esperienze da lei e dalla sua famiglia vissute all’interno del Forte.
Riccardo Humbert, che conosce il Forte di Exilles fin dalla sua infanzia, scrittore e giornalista, non ha dubbi: è il “fantasma” della crocerossina del forte, un’evidenza di grande rilievo e di importanza storica.
“Alle volte non serve andarli a cercare, sono loro che cercano noi, che vogliono comunicare e che vogliono, forse con il nostro contributo, riuscire a trovare la luce in fondo al tunnel nel quale si trovano“, spiegano i due studiosi.
E chissà se proseguendo con questi studi, non si riesca un domani a portare quella che oggi viene definita fantasia o pseudoscienza, nell’ambito della vera e propria scienza.
Una eccezionale conferma potrebbe il punto di avvio per gli studiosi delle prossime generazioni.