Nuovo esame per le patenti A a partire da gennaio: accolta la richiesta delle scuole guida
Partirà dal 2 gennaio 2019 la nuova modalità di svolgimento degli esami per le patenti per moto e ciclomotori (A1, A2 e A) pubblicata lo scorso 12 ottobre sulla Gazzetta Ufficiale. La data di entrata in vigore, annuncia una circolare del ministero, è stata rinviata accogliendo la richiesta della Confarca (la confederazione italiana che rappresenta le scuole guida) di adeguare le piste in dotazione alle autoscuole e quelle degli uffici provinciali e dunque di posticipare la sua entrata in vigore agli inizi del prossimo anno.
“La circolare specifica infatti che la nuova metodologia d’esame partirà il 2 gennaio 2019 esaudendo quanto auspicato nell’interesse della categoria e dei candidati che presumibilmente non subiranno ritardi nell’effettuazione degli esami – riferisce la Confarca in una nota inviata ai propri iscritti – Il nuovo percorso di esame riduce gli spazi necessari di circa 40 metri rispetto a quanto previsto nel 2013 per la prova a 50 Km/h e, introduce l’obbligo del paraschiena almeno di tipo CB (Central Back Protector) per l’effettuazione degli stessi”.
“Quello che troviamo importante chiarire in merito a questa nuova disciplina – prosegue la nota – è che la necessità di adottare una nuova metodologia di esame non è stata dettata né da un ‘capriccio’ della Direzione Generale Motorizzazione, né da richieste partite dall’Associazione – come alcuni colleghi hanno scritto sui social o detto nei corridoi degli uffici provinciali – ma si è trattato di rispettare un obbligo imposto dall’Unione Europea con la direttiva 2006/126”.
La Confarca ricorda infatti che “nei primi mesi dell’anno il nostro Paese è stato avvisato dall’Unione Europea di venire sottoposto a procedura d’infrazione, in quanto gli esami della categoria A non si svolgevano secondo il dettato normativo”. A questo proposito Confarca ha creduto opportuno suggerire “una soluzione che sposasse gli interessi di tutti, non ultimi quelli della sicurezza stradale”, tenendo presente che con la pista attualmente in uso e adattata per i 50 chilometri orari “si sono riscontrate notevoli difficoltà soprattutto con la categoria A1, oltre ad un elevato livello di pericolosità per la categoria A, e che la stessa prova necessitasse di un dato oggettivo per poter dimostrare il raggiungimento della velocità prevista”.
“Abbiamo dunque cercato una soluzione che garantisse, sia il dettato europeo, sia le esigenze della categoria, senza aumentare il divario di costi fra i candidati privatisti e quelli delle autoscuole, e che la prova d’esame fosse fattibile, ma soprattutto riuscisse a dimostrasse la corretta preparazione dell’aspirante motociclista – conclude la nota – Analizzate varie soluzioni e chiedendo anche a colleghi di altri paesi europei, ci è parso che la metodologia adottata in Spagna fosse più praticabile di altre”.