Natale, il 10 % degli italiani rinuncia all’albero, la maggioranza ricicla quello sintetico
Sono 3,8 milioni le famiglie italiane a caccia dell’albero di Natale vero che sarà addobbato nelle case o nei giardini a partire proprio dal week end dell’Immacolata secondo tradizione. E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixe’ dalla quale si evidenzia pero’ che il 65 % degli italiani è però costretto a recuperare dalla cantina il vecchio albero sintetico, una minoranza dovrà sostituirlo mentre sono appena il 10 per cento quelli che rinunciano del tutto all’albero. Le polemiche – sottolinea la Coldiretti – non sembrano dunque aver intaccato una delle tradizioni piu’ consolidate degli italiani anche se per il cambiamento degli stili di vita c’è un deciso orientamento a scelte piu’ pratiche.
Una tendenza che – precisa la Coldiretti – condiziona anche l’acquisto dell’albero vero che tende a rimpicciolirsi non solo per questioni economiche ma anche per la facilità di trasporto e del minor numero di metri quadrati disponibili per abitazione. Il risultato è il fatto che negli ultimi dieci anni la dimensione l’albero di Natale si è accorciato in media di quasi mezzo metro ed oggi la maggioranza degli abeti acquistati dagli italiani hanno una altezza inferiore al metro e mezzo ma in molti casi non superano neanche il metro. L’albero di Natale diventa più leggero, maneggevole e trasportabile ma la scelta di alberi più piccoli indica anche una maggiore attenzione degli italiani alla sopravvivenza della pianta oltre il periodo natalizio in quanto – continua la Coldiretti – è più facile da curare e da ricollocare in un luogo adeguato.
La spesa media degli italiani nell’acquisto dell’albero vero è stimata da Coldiretti/Ixe’ in 32 euro anche se gli abeti piu’ piccoli che non superano il metro e mezzo sono venduti quest’anno a prezzi stabili e variabili tra i 15 e i 60 euro a seconda della misura, della presenza delle radici ed eventualmente del vaso mentre per le piante di taglia sino a due metri il prezzo sale anche a 90 euro e molto di piu’ si paga per gli alberi di altezza superiore o per varietà particolari come ad esempio il Nordmanniana che sta rubando spazi di mercato al tradizionale abete rosso. La vendita avviene nei vivai, nella grande distribuzione, presso i fiorai, nei garden, ma ottime occasioni si trovano anche in molti mercati degli agricoltori di Campagna Amica.
L’albero naturale italiano concilia il rispetto della tradizione con quello dell’ambiente a differenza delle piante di bassa qualità importate dall’estero che raggiungono l’Italia dopo un lungo trasporto con mezzi inquinanti. In Italia gli alberi naturali – informa la Coldiretti – sono coltivati soprattutto nelle zone montane e collinari in terreni marginali altrimenti destinati all’abbandono e contribuiscono a migliorare l’assetto idrogeologico delle colline ed a combattere l’erosione e gli incendi. Grazie agli alberi di Natale è quindi possibile mantenere la coltivazione in molte aree di montagna con il terreno lavorato, morbido e capace di assorbire la pioggia in profondità prima di respingerla verso valle evitando i pericoli delle frane, mentre la pulizia dai rovi e dalle sterpaglie diminuisce il pericolo d’incendi. Niente a vedere con le piante di plastica che – continua la Coldiretti – arrivano molto spesso dalla Cina e non solo consumano petrolio e liberano gas ad effetto serra per la loro realizzazione e il trasporto, ma impiegano oltre 200 anni prima di degradarsi nell’ambiente.
L’usanza di ornare un albero sempreverde in occasione del Natale – conclude la Coldiretti – è originaria della Germania del VII secolo, dove gli abitanti erano soliti addobbare le querce con pietre colorate che col passare del tempo vennero sostituite con ghirlande, nastri e frutti colorati. Questa pratica venne sempre più collegata alla festività del Natale al punto che si finì per sostituire le querce con gli abeti in quanto, la loro forma triangolare poteva simboleggiare la Santissima Trinità. Questo rito – conclude la Coldiretti – già comune alla fine dell’Ottocento in Nord Europa e negli Stati Uniti, si è diffuso rapidamente in Italia a partire dagli anni ’50.