Mostre, la quinta tappa del progetto Sette Stagioni dello Spirito di Gian Maria Tosatti

 Mostre, la  quinta tappa del progetto Sette Stagioni dello Spirito di Gian Maria Tosatti

Lunedì 21 settembre 2015 alle ore 12, si presenta la mostra 5_ I fondamenti della luce, quinta tappa del progetto Sette Stagioni dello Spirito di Gian Maria Tosatti, a cura di Eugenio Viola.

Sette Stagioni dello Spirito è un progetto iniziato da Tosatti nel 2013 ed ispirato al Castello Interiore (1577) di Santa Teresa d’Avila, che suddivide l’animo umano in sette stanze. Dopo 1_La peste, realizzata nella chiesa dei SS. Cosma e Damiano ai Banchi Nuovi; 2_Estate, nell’ex Anagrafe Comunale in Piazza Dante; 3_Lucifero, realizzata negli ex Magazzini Generali del Porto di Napoli e 4_ Ritorno a casa, presso l’ex Ospedale militare di Napoli, con 5_ I Fondameni della luce, l’artista si confronta adesso con gli spazi dell’ex convento di Santa Maria della Fede.

In quest’ultimo lavoro, site-specific come i precedenti, Tosatti continua il suo metaforico attraversamento del Purgatorio. Affrontata la spiaggia, il luogo probabilmente più desolante dell’intera Comedìa dantesca, nella quarta tappa, (inaugurata lo scorso 10 settembre ed ancora visitabile fino al 15 novembre), l’artista adesso si rapporta con la montagna del Purgatorio. Un luogo che Dante descrive altissimo, erto su un’isola al centro dell’emisfero australe, invaso dalle acque, agli antipodi di Gerusalemme, posta invece al centro dell’emisfero boreale. Di qui lo slittamento dalla linearità del tempo, scandita da 4_Ritorno a casa, ad un’indagine incentrata sul concetto di verticalità, che si identifica nel movimento stesso dell’ascensione come circostanza morale.

Questo lavoro è ispirato da una lettera d’amore scritta da una ragazza vissuta all’inizio del secolo scorso, Paolina T., che nel 1917, all’età di vent’anni, rea di non essere una nobildonna ma una semplice “povera” – così è definita nella cartella di ricovero – non ebbe il privilegio di un convento e fu internata nel manicomio di Sant’Antonio Abate, a Teramo, con la diagnosi di “immoralità costituzionale”.

5_I fondamenti della luce è un’opera sullo splendore insopprimibile che alberga nel fondo dell’uomo e che è il motore primo della sua esistenza anche nei momenti più oscuri. L’opera, come la precedente, è un’elegia sospesa fra spirituale e politico, un elemento che diviene preponderante, esplicito, quasi provocatorio. Non esiste, infatti, il privato senza il collettivo e la salvezza – concetto introdotto in 4_Ritorno a casa – non può che essere un riscatto collettivo, sociale, forse, di classe. Paolina T., poiché povera, è costretta dalla società a scrivere la sua lettera d’amore nell’inferno di una realtà manicomiale dell’inizio del ‘900 che non è poi così diversa dal mondo che abitiamo oggi: un grande recinto per le menti, da cui si può evadere solo diventando più leggeri, perdendo il peso della materia che non riesce ad attraversare le sbarre.

Di qui il collegamento con la sede prescelta, l’ex reclusorio di Santa Maria della Fede, in fondo una specie di carcere per donne libere, la cui struttura diviene metafora di un percorso ascensionale che si confronta con un altro purgatorio napoletano come quello narrato da Anna Maria Ortese ne Il mare non bagna Napoli, nel capitolo dedicato a La città involontaria.

La chiesa di Santa Maria della Fede sorge nel XVII secolo nei pressi del borgo Sant’Antonio Abate. Nel 1645 la chiesa è ceduta agli Agostiniani riformati di Santa Maria del Colorito di Morano che promuovono un rimaneggiamento del tempio e la costruzione di un monastero. Successivamente, il complesso è destinato, per volere di Maria Amalia di Sassonia, moglie di Carlo III di Borbone, ad ospitare un ritiro di sole donne. In seguito diviene un ospedale per le prostitute. Nel dicembre 2014, dopo molti anni di abbandono l’edificio è stato occupato da un comitato di quartiere che riunisce in sé molte anime dell’attivismo napoletano, al fine di sollecitare il comune a riconsegnare alla comunità uno spazio storico – che ha ospitato anche la tipografia di Benedetto Croce – togliendolo al degrado e ai traffici illeciti per riportarlo ad una funzione di carattere sociale e culturale. L’artista ha dunque fortemente voluto portare il progetto in questo luogo come atto di sostegno ad un processo di democrazia diretta portato avanti dai cittadini napoletani per migliorare le condizioni di un quartiere ricco di bellezze, ma anche di grandi complessità.

INFORMAZIONI

5_I fondamenti della luce
è visibile fino al 15 novembre 2015
ex convento di Santa Maria della Fede
Via San Giovanni Maggiore Pignatelli
dal martedì alla domenica dalle 12 alle 18

Il progetto Sette Stagioni dello Spirito è promosso e organizzato dalla Fondazione Morra, con il sostegno della Galleria Lia Rumma, in collaborazione con Regione Campania, Comune di Napoli, Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli, Assessorato al Patrimonio del Comune di Napoli, Seconda Municipalità del Comune di Napoli, Vicariato della Cultura della Curia di Napoli, Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per Napoli e Provincia, Accademia di Belle Arti di Napoli, Fondazione Ordine Ingegneri Napoli, Autorità Portuale di Napoli e ha ricevuto il Matronato della Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee.

Ringraziamenti

L’intervento 5_I fondamenti della luce è stato realizzato grazie alla preziosa collaborazione di coloro che hanno preso parte alle varie fasi di progettazione e produzione come assistenti dell’artista: Lucrezia Longobardi, Giulia Tognon, Adama Berthe, e Francesca Blandino.
Il processo di lavoro è stato documentato dal progetto fotografico e video di Maddalena Tartaro.
L’intervento è stato possibile grazie alla presenza e alla volontà del Comitato di quartiere Santa Fede Liberata, di cui l’artista ringrazia con particolare riconoscenza Raffaele Paura, Francesco Cervizi e Roberto Valestra, per l’aiuto prestato e la vicinanza nelle fasi di progettazione e di lavoro.
L’artista intende ringraziare in particolare la direzione Pianificazione e Gestione del Territorio del Comune di Napoli con particolare riferimento all’architetto Monica Michelino per la collaborazione.
Un ringraziamento speciale va al sindaco Luigi de Magistris per la capacità di aver dato sostegno istituzionale all’esperienza di Santa Fede Liberata.

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