Moretto (Prima Napoli): “lo stato si riprende il vasto: un titolone senza seguito”
I residenti si chiedono dov’è lo Stato, il Comune, la Regione, la Questura ed il Prefetto che dovrebbero garantire la legalità. Riteniamo che:
– il diritto alla sicurezza deve essere garantito non solo rispetto alla malavita organizzata ma anche rispetto ai fenomeni di criminalità individuale e diffusa;
– la competenza in materia di ordine e sicurezza pubblica e di contrasto alla criminalità appartiene allo Stato che la esercita attraverso il Prefetto, quale autorità provinciale di pubblica sicurezza, che a sua volta si avvale del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica;
– è compito dell’Amministrazione Comunale rappresentare le istanze di sicurezza dei cittadini che vivono sul proprio territorio e assumere tutte le iniziative di prevenzione sociale per la vivibilità e la qualificazione dei luoghi che possono concorrere ad attenuare e circoscrivere i fenomeni di disagio sociale.
Dalle dichiarazioni rese sarebbe opportuno che il Sindaco spiegasse, soprattutto alla cittadinanza, come verrà “tutelata la legalità”, come verrà “coniugata l’integrazione” ed in che cosa consiste il suo “grande progetto di sicurezza partecipata”. Certo che il suo compito sarà molto arduo se non vedrà la compartecipazione di Prefetto, Questore, Ministero e Stato come ricordato anche dalla Corte Costituzionale. Ricordiamo al Primo cittadino che il Quartiere Vasto e le aree adiacenti (Piazza Garibaldi, Corso Umberto I, Corso Meridionale, etc.) sono aree ormai fuori controllo e da tempo dove vivono, sembrerebbe evidentemente per i trascorsi accaduti, diversi gruppi etnici che vivono nella completa illegalità, favoriscono e gestiscono la prostituzione giovanile, molti sono violenti e provocatori soprattutto verso i turisti in transito dalla stazione centrale e sono i principali responsabili del forte degrado in cui versano tali aree che ha costretto molti residenti ad abbandonare tali zone. Inoltre un commercio locale azzerato e soppresso e sostituito da un fruttuoso commercio di articoli e oggetti contraffatti, riciclati dai rifiuti e privi di qualsiasi tutela dal punto di vista igienico-sanitario. Allora, ancor prima di parlare di socialità, coesione e sicurezza urbana, viene da chiederci se sia mai stato attuato un censimento di tali immigrati; se siano in possesso di un regolare permesso di soggiorno e di regolare licenza alla vendita; se siano garantite le basilari norme igienico-sanitarie; se ci sia un commercio di sostanze stupefacenti; se le merci vendute posseggano i requisiti europei di sicurezza; chi li ha autorizzati a colonizzare e devastare un intero quartiere divenuto ormai terra di nessuno; se ci siano influenze malavitose; da quale filiera si procurino la stessa merce che, come detto, risulta in massima parte contraffatta e non a norma. Per vincere l’illegalità, la prostituzione e l’insicurezza urbana servono azioni drastiche di contrasto continue, controlli a tappeto, sinergia con le Istituzioni e le diverse Autorità di sicurezza, azzerare l’illegalità, perseguire le azioni delittuose, riportare dignità e vivibilità al quartiere, accrescere la percezione di sicurezza dei residenti e la fiducia nelle Istituzioni locali, far ripartire il commercio locale e poi forse si potrà parlare di socialità e di integrazione, ma riteniamo solo per gli aventi diritto. Di tutto ciò chiediamo, pertanto un riscontro, al di là di ogni politica demagogica o populista finora messa in campo.