Legambiente Campania: “l’ecomostro di Alimuri va giù”
Pochi secondi per cancellare decine di anni di sfregio al territorio: l’ecomostro di Alimuri, lo scheletro di cemento da 18 mila metri cubi che deturpa una delle spiagge più belle della Penisola Sorrentina, verrà abbattuto il prossimo 30 novembre. Tutta l’operazione, dal costo di 230 mila euro a carico del proprietario, e che prevede l’utilizzo di una tecnica di micro-cariche, richiederà 50 giorni.
Lo scheletro di Alimuri è uno degli ecomostri più anziani censito dal dossier Mare Monstrum di Legambiente e resiste incompiuto con migliaia di metri cubi di cemento armato a vista che dominano il mare della penisola sorrentina, cinque piani per 16 metri di altezza, un grande alveare che si sta sgretolando per la vecchiaia. Fino ad ora l ‘unico intervento che era visto è stato quando nel 2009 il comune fece imbrigliare alcune parti della struttura, perché usata come pericolosa piattaforma per i tuffi.
La storia di questo albergo fantasma comincia con il rilascio della prima licenza per la realizzazione di un albergo da 100 stanze nella prima metà degli anni sessanta. Da allora tra sospensioni dei lavori, ricorsi, sentenze, licenze annullate, nuovi ricorsi e nuove sentenze, sono passati decenni e il manufatto è diventato un “rifugio” legato al traffico degli stupefacenti e una discarica abusiva di rifiuti. Alcuni anni fa sembrava fosse stato trovato l ‘accordo per dare una svolta alla vicenda: in cambio della demolizione, in larga parte coperta da soldi pubblici, ai proprietari – che hanno avuto ragione contro il sequestro e sono tornati legittimamente in possesso dell’immobile – veniva concessa la possibilità di costruire altri 18 mila metri cubi di cemento su un ‘altra area sempre nel comune di Vico Equense. In più, su parte dei terreni occupati dallo scheletro avrebbero potuto realizzare uno stabilimento balneare. Per chi vive sulla costiera, un accordo troppo generoso verso i privati e troppo poco verso l ‘interesse collettivo per il ripristino dei luoghi violati. Addirittura il governo nazionale arrivò a inserirlo negli edifici da abbattere tra i primi con il fondo istituito dall’allora ministro Rutelli.
La svolta nell’aprile di quest’anno quando è stata dichiarata finalmente l’illegittimità dell’opere. Il Comune ha annullato l’accordo stipulato nel 2007 tra la società Saan, proprietaria della struttura, e i vari enti coinvolti per il quale alla demolizione avrebbe dovuto far seguito la costruzione di un edificio dello stesso volume su un altro sito da individuare.