Intervista al Sacerdote Giacomo Capraro, Postulatore della causa di canonizzazione di San Giustino Russolillo
Padre Capraro, San Giustino è noto per la sua profonda spiritualità e il suo instancabile impegno pastorale. Ci racconta come si sono formate le basi della sua vita spirituale?
Certamente. Don Giustino concluse il ciclo di studi teologici nel 1913, presso la scuola dei Padri Gesuiti, ottenendo una medaglia d’oro. La sua spiritualità era radicata nell’unione con la vita divina delle Persone della Trinità, con le quali conversava spesso in preghiera. Una delle sue riflessioni più intense è riportata nel Devozionale: “Io ti amo più di ogni persona, sopra ogni cosa, per te stesso… Vorrei amarti come meriti e sono disposto a dare la mia vita per la salvezza e santificazione delle anime” (Devozionale, p. 1086). Era un uomo di fede straordinaria e di profonda umiltà.
Don Giustino fu parroco per molti anni nella parrocchia di San Giorgio Martire, a Pianura. Qual era il suo approccio al ministero pastorale?
Fu parroco lì dal 1920 al 1955, anno della sua morte. La parrocchia divenne un autentico centro di formazione umana e spirituale, anche grazie alla forza trasformante della Parola e dell’Eucaristia. Don Giustino si dedicò anima e corpo alla sua comunità, specialmente dopo le tragedie delle due guerre mondiali. Durante la ricostruzione dell’Italia, fu particolarmente attento alle necessità degli orfani e degli abbandonati, offrendo loro un tetto, cibo, istruzione e speranza. Con i sacerdoti della Congregazione Vocazionista, da lui fondata, si prodigò per i ragazzi più bisognosi, come i cosiddetti “sciuscià”, che lavoravano come lustrascarpe o si arrangiavano con piccoli traffici.
Ci sono episodi significativi che illustrano il suo impegno per i giovani e i più poveri?
Molti. Un esempio emblematico è il suo rapporto con i ragazzi di strada. Spesso scendeva tra loro, ascoltava le loro storie e offriva conforto. Si racconta anche di episodi che definirei “miracolosi”, come la “moltiplicazione di caramelle”, un gesto semplice ma ricco di amore verso quei ragazzi. Inoltre, negli anni più difficili, mise a disposizione tutte le case della Congregazione per accogliere e formare orfani e derelitti. Furono aperte falegnamerie, officine, tipografie e colonie estive per dare loro una formazione nelle arti e nei mestieri.
La formazione vocazionale era un aspetto centrale del suo carisma, giusto?
Assolutamente. Don Giustino non dimenticò mai la sua missione principale: cercare e formare vocazioni sacerdotali e religiose. Fondò il Vocazionario, un collegio per accogliere e educare gratuitamente giovani con segni di vocazione, non ancora bene orientati per il Seminario o un particolare Istituto di vita consacrata.
Don Giustino fu anche un esempio di carità concreta. C’è qualche episodio particolare che vuole condividere?
Ricordo un episodio del 1934. Antonio Luongo, un uomo povero, fu arrestato perché vendeva frutta e verdura senza licenza. La moglie, disperata, mandò i figli da Don Giustino per chiedere aiuto. Lui li accolse con amore, dando loro denaro per il pane e rassicurando che il padre sarebbe tornato presto. E così fu: il giorno dopo, Antonio fu liberato. Questo dimostra quanto don Giustino fosse vicino ai bisogni della sua gente, sia spiritualmente che concretamente.
Anche durante la Seconda Guerra Mondiale don Giustino dimostrò grande coraggio. Può parlarci di quel periodo?
Sì, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, Napoli era occupata dalle truppe naziste. Don Giustino, rischiando la vita, aprì la casa di Pianura per nascondere e nutrire uomini ricercati. Anche persone costrette ad abbandonare le proprie case trovarono rifugio grazie alla sua ospitalità. Era il buon samaritano di Pianura, sempre pronto a mettere la propria vita in gioco per gli altri.
Oggi, qual è l’eredità di San Giustino?
Il suo ardente servizio continua nelle venti nazioni in cui sono presenti i Religiosi e le Religiose Vocazionisti. La sua vita è un faro di speranza e fede per tutti, soprattutto per i giovani e per coloro che sono in cammino verso una vocazione. Chi vuole conoscere meglio la grande figura del nuovo Santo Napoletano può chiederne la vita, raccontata in quattro suggestivi libretti, raccolti in un elegante cofanetto. Potrebbe essere anche un bel dono natalizio a parenti e amici. I numeri utili per la richiesta sono: 334 774 6273; 366 956 4166; 347 615 7417).
Per chi volesse contattare Padre Giacomo Capraro, lo può fare via email: dongiacomocapraro@libero.it
Grazie, Padre Capraro, per aver condiviso con noi questa testimonianza così viva e ispirante.
M.O