Intervista al Direttore Stelio Baccari: Unita’ Operativa Complessa di Ortopedia e Traumatologia dell’Azienda Ospedaliera dei Colli-CTO
A cura di Valentina Busiello:
Professore Stelio Baccari, ci illustra il suo importante percorso professionale fatto di qualita’ e bravura?
La mia carriera è iniziata nel 1977, anno della laurea in Medicina e Chirurgia conseguita con Lode presso l’Università Federico II di Napoli. Ho conseguito poi presso lo stesso Ateneo la Specializzazione in Ortopedia e Traumatologia e, nel triennio successivo, la specializzazione in Fisioterapia. Sono stato per 3 anni Assistente volontario presso la I. Divisione di Ortopedia, diretta dal mio Maestro Prof. Berardino Fonzone, struttura che attualmente mi onoro di dirigere. Vincitore di concorso nel 1981, ho prestato servizio come Assistente Ortopedico presso la I. Divisione del CTO dal 1981 al 1990. Vincitore di concorso nel 1990 per il ruolo di Aiuto Ortopedico, ho prestato servizio presso la II. Divisione di Ortopedia del Cardarelli, diretta dal Prof. Vittorio Monteleone, dal 1990 al 2001. In quella struttura eseguivamo 18 interventi di chirurgia ortopedica al giorno su n. 6 sale operatorie, oltre a svolgere la normale attività di emergenza-urgenza h24. Al Cardarelli insieme a tanti colleghi abbiamo acquisito quell’esperienza e quella manualità che ancora oggi ci accompagnano, imparando contemporaneamente sul campo a gestire i grossi politraumi e le emergenze-urgenze che quotidianamente afferivano al ns pronto soccorso. Insomma, un volume di attività enorme per un’esperienza formativa sofferta, ma unica ed indimenticabile. In quel decennio, durante la mia permanenza al Cardarelli, a mia domanda fui inviato in comando per 1 anno in Inghilterra (Londra, 1993/1994) ove ebbi la fortuna di frequentare i più prestigiosi reparti di Chirurgia Vertebrale del Regno Unito (Hammersmith Hospital Imperial College NHS, Cromwell Hospital, London Clinic, etc..), strutture presso le quali venivano da tutto il mondo a sottoporsi ad interventi chirurgici vertebrali personalità di spicco della cultura e del cinema, sceicchi, politici, etc. Ho poi proseguito la mia formazione in questo campo, ahimè quasi del tutto oggi ceduto dagli Ortopedici ai Neurochirurghi, dapprima in Svizzera presso l’Unità Spinale della Shulthess Klinik di Zurigo , diretta dal dr. Dieter Grob, e successivamente in Germania presso la Zentral Klinik di Bad Berka diretta dal mio amico dr. H. Boehm, allievo del Prof. Juergen Harms, l’ inventore delle viti poliassiali, presìdi divenuti insostituibili nelle stabilizzazioni post-traumatiche e degenerative della colonna vertebrale. Ho poi completato la mia formazione in chirurgia spinale con uno stage presso il Reparto di Ortopedia del CTO di Torino, Cattedra di Ortopedia e Traumatologia diretta dal Prof. Gallinaro. Nel 1994, al mio rientro in sede, ho contribuito insieme ad amici e colleghi del CTO di Torino e del S. Martino di Genova alla diffusione in Italia delle, su citate viti poliassiali, oggi impiantate di routine in tutti gli ospedali del mondo. Ricordo inoltre con grande soddisfazione di essere riuscito nel 1995 a portare al Cardarelli il prof. J. Harms, personalità universalmente annoverata tra i primi 3-4 chirurghi vertebrali del mondo, che volle gratificarmi con la sua presenza a Napoli dando particolare lustro alla riunione scientifica di Chirurgia vertebrale da me organizzata presso l’Ospedale Cardarelli. Detto evento richiamò la partecipazione di tutti i Primari Ortopedici Campani più importanti dell’epoca ed i Chirurghi Spinali più esperti d’Italia. Nel 2001, in seguito ad ulteriore selezione concorsuale, sono stato nominato Primario della Divisione di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale San Giovanni Bosco, ospedale inserito in un contesto notoriamente problematico della ns città. In realtà ebbi il mandato dalla Direzione Strategica della ASL Napoli1 di istituire in quell’Ospedale l’Ortopedia, specialità di cui detto Presìdio era sprovvisto da circa 20 anni. In questa mission fui supportato con straordinaria e totale dedizione da cinque colleghi Ortopedici (che tutt’oggi lavorano con me) e da una collega Anestesista, esperta in blocchi antalgici ed anestesie loco-regionali, tutti dimissionari dal Cardarelli per seguirmi in quell’avventura. Devo dire che fummo accolti in quel nosocomio ed in quella particolare realtà sociale con grande benevolenza da parte di tutti, benevolenza che abbiamo ricambiato con 5 anni di duro lavoro espletato quotidianamente con passione e professionalità . Ancora oggi godiamo di riscontri positivi e della riconoscenza da parte dell’Utenza che in quella zona fruì della nostra assistenza e che apprezzò non solo i risultati clinici finalmente ottenuti ma anche la passione, l’entusiasmo e la partecipazione umana da ciascuno di noi profuse nella risoluzione di problematiche il più delle volte estremamente complesse. In quegli anni fui inoltre chiamato dalla mia Azienda a svolgere attività didattica, ovvero ad insegnare Ortopedia nel corso di Laurea in Fisioterapia presso la SUN, attuale Università Luigi Vanvitelli, incarico di insegnamento che ho mantenuto per oltre 10 anni contribuendo alla formazione di diverse generazioni di Fisioterapisti. Nel 2006 venni poi trasferito al CTO come Primario della I. Divisione di Ortopedia e Traumatologia con incarico “a scavalco” sulla UOC di Ortopedia e sul Pronto Soccorso del San Giovanni Bosco. Per oltre 2 anni ho infatti governato le Ortopedie ed i Pronto Soccorso di entrambi i Presìdi Ospedalieri che allora erano parte dell’ASL Napoli1. Al CTO, un passo alla volta e sempre coadiuvato con pari passione e dedizione dai miei collaboratori storici, ho creato una Struttura ove oggi viene praticata con successo tutta la Chirurgia Ortopedica e Traumatologica, ovvero la chirurgia ricostruttiva dei traumi di tutti i distretti scheletrici, la chirurgia artroscopica di tutte le articolazioni, compresa la chirurgia artroscopica dell’anca (che in Italia viene eseguìta solo in poche strutture di eccellenza), tutta la chirurgia open super-specialistica distrettuale (spalla, gomito, polso, mano, anca, ginocchio, piede), la chirurgia protesica di primo impianto e di revisione delle grandi articolazioni (anca, ginocchio, spalla), la chirurgia di revisione delle infezioni protesiche, la chirurgia dell’ernia del disco lombare, sia aperta che mini-invasiva per via percutanea, le stenosi del canale lombare, le stabilizzazioni vertebrali mini-invasive, la vertebro e la cifoplastica, etc.. In sintesi la Struttura che allo stato dirigo, grazie alla maturità raggiunta da tutte le professionalità presenti, è in grado di soddisfare a 360 gradi le richieste dell’Utenza, anche la più esigente, sia in àmbito ortopedico che traumatologico. Mi ritengo pertanto soddisfatto di quanto fin qui realizzato nella mia carriera professionale e nella vita, in particolare perché gli obiettivi via via perseguìti ed i risultati raggiunti sono stati finalmente ottenuti , da me e dai miei collaboratori, inseguendo sempre e solo il benessere dei pazienti. Professore Baccari, Direttore del Reparto di Ortopedia e Traumatologia dell’Azienda Ospedaliera dei Colli-CTO, Ospedale d’eccellenza nazionale ed internazionale sia come servizio medico, che sanitario. Parlando di punti cardini, argomenti di nicchia, con riferimento alla sua carriera, composta da un’ottima squadra e fatta di sinergie di professionisti che come lei, ed insieme a lei sono cresciuti, evoluti e realizzati. Andando avanti nel tempo, la Chirurgia ha avuto la sua evoluzione attraverso innovativi metodi tecnologici di operare, come i Robot, ci illustra questo affascinante settore della Chirurgia Robotica, una branca di nicchia e non per tutti. Impegnativa da insegnare alle nuove generazioni, poiche’ ci vuole una grossa esperienza nell’adoperarla. Ce ne parla?
La Chirurgia Robotica e’ sicuramente la nuova frontiera della Chirurgia, soprattutto della Chirurgia Ortopedica. Ad oggi la Chirurgia Robotica e’ molto sviluppata soprattutto per altre specialità chirurgiche, un po’ meno per l’Ortopedia ma con un trend per quest’ultima in rapida crescita. Nel 2016 ho avuto la fortuna di praticare la Chirurgia Robotica presso l’Azienda Ospedaliera dei Colli-CTO con un Robot a noi fornìto in prova, dopo un periodo di training espletato a Verona. In effetti si tratta di una chirurgia estremamente affascinante, di grande precisione ma, contrariamente a quanto si può pensare, la Robotica non è una chirurgia per principianti e non deve essere considerata una scorciatoia nella curva di apprendimento del giovane chirurgo. E’ semplicemente una diversa metodologia chirurgica finalizzata ad un’esecuzione più precisa di alcuni interventi con l’ausilio di uno strumento che le nuove tecnologie hanno messo a ns disposizione, il Robot appunto. Essa deve essere insegnata ai giovani Medici in uno e parallelamente alla chirurgia tradizionale nella convinzione che, anche se verosimilmente tra non molto si opererà solo con i robot, non si potra’ mai prescindere dall’uomo e dalle sue esperienze, soprattutto nel settaggio pre-operatorio della macchina e nella definizione del planning chirurgico. Ci sono infatti lavori scientifici che documentano che il Chirurgo esperto riesce a riprodurre in un’altissima percentuale di casi la precisione del Robot . Per arrivare a tanto è però necessario addestrare le generazioni nuove sia alla chirurgia tradizionale sia a quella robotica perche’ i nostri giovani possano raggiungere finalmente l’obiettivo di equiparare la mano dell’uomo a quella della macchina in tempi ragionevolmente brevi. Con questa finalità auspico fortemente di riuscire in tempi brevi a portare al CTO il Robot per l’Ortopedia, considerato che tra non molto si genererà un ineludibile profondo gap tecnologico tra strutture che dispongono di questa tecnologia e strutture che ne sono prive. Le strutture sanitarie del Nord per esempio stanno puntando forte ed investendo molto sulla robotica! Se il Sud non riesce ad adeguarsi per tempo, la migrazione sanitaria Sud-Nord che già penalizza in modo assolutamente ingiustificato la ns Regione è destinata a crescere vertiginosamente. Non è infatti lontano il momento in cui l’Utenza privilegerà forse in modo esclusivo le strutture sanitarie in grado di erogare tali prestazioni tecnologicamente avanzate. Confido pertanto nella sensibilità delle nostre Istituzioni di vertice a tale problematica perchè facilitino l’implementazione di queste nuove tecnologie nei ns ospedali, precedendo in questo anche soltanto una parte delle strutture sanitarie del Nord. Ritengo infatti il Robot per l’Ortopedia l’arma vincente sia per soddisfare in tempi brevissimi le aspettative di salute dell’Utenza sia per porre argine alla migrazione sanitaria extra-regionale dei malati ortopedici, ripeto, migrazione il più delle volte assolutamente non giustificata e per lo più dettata dall’emotività dei singoli pazienti. Professore Baccari, parlando di Posturologia, Colonna Vertebrale, argomenti come la Cifosi, Scoliosi, cosa ci dice?
Che differenza c’è tra ereditarietà, familiarità e predisposizione eredo-costituzionale?
Che mentre l’ereditarietà prevede la trasmissione alla prole in modo quasi matematico di una malattia genetica da cui sono affetti uno od entrambi i genitori, la familiarità è più casuale trattandosi della semplice maggiore incidenza di una patologia in una famiglia, incidenza sovente determinata da una predisposizione eredo-costituzionale. Ognuno di noi è infatti portatore di una metà del patrimonio genetico di un genitore ed una metà dell’altro. In definitiva, così come avviene per le somiglianze nel determinismo delle quali prevale il patrimonio di uno dei due genitori, è la somiglianza ad essere la manifestazione visibile di una possibile predisposizione eredo-costituzionale. A sua volta la predisposizione eredo-costituzionale può determinare l’instaurarsi della patologia specie se intervengono nel periodo dell’accrescimento del giovane fattori occasionali comitanti (algoritmo di crescita, fattori ambientali, abitudini di vita, eventuali carenze alimentari, etc..). In sintesi, un/a figlio/a che somaticamente somiglia fortemente ad uno dei due genitori ha più probabilità di replicarne pregi e difetti, sia caratteriali che fisici.
Tra i fattori costituzionali più importanti nel determinismo delle deviazioni della CV, specie per la Cifosi, c’è sicuramente l’habitus costituzionale ovvero la struttura fisica dell’individuo.
Un soggetto maschile/ femminile, che non ha per suoi tratti costituzionali una muscolatura del tronco adeguata e/o che non ha sviluppato con l’attività fisica una muscolatura del tronco adeguata, si definisce astenico. La Cifosi dell’adolescente colpisce infatti con maggiore frequenza i soggetti con tale habitus risultando essi strutturalmente più inclini ad assumere atteggiamenti posturali errati in quanto dotati di una muscolatura incapace di sostenere e di mantenere la Colonna Vertebrale nella giusta postura. Ciò avviene soprattutto se il giovane/la giovane ha mostrato nel periodo pre-puberale e puberale una spinta alla crescita forte e concentrata in un lasso di tempo ristretto. In tal caso i muscoli del tronco, non riuscendo a seguire il ritmo di crescita dello scheletro, divengono inadeguati a sostenerlo. La mancata tempestiva individuazione di questa disarmonia auxologica e/o il mancato tempestivo intervento correttivo provocano la momentanea deviazione cifotica della colonna dorsale tipica dell’adolescente che, se ulteriormente trascurata, può strutturarsi e divenire così definitiva o, quanto meno, non più correggibile con metodi incruenti.
In questa fase diviene dunque cruciale il ruolo dell’Ortopedico e del Posturologo nell’individuare precocemente e nel correggere tali attitudini viziate del giovane in accrescimento.
Parlando poi di Posturologia, essa è una scienza per me assolutamente affascinante, peraltro in rapida e continua evoluzione, che indaga e studia gli organi di movimento e le sue segrete armonie e che si dimostra soprattutto al passo con i tempi attuali perché figlia della cultura della prevenzione. Possiamo infatti e senza dubbio affermare che la stessa, individuando e trattando le disarmonie muscolo-scheletriche del corpo umano, ha contribuito in modo sensibile alla riduzione dell’incidenza dei casi di cifosi e scoliosi dell’adulto rispetto a 30-40 anni fa, epoca in cui la cultura della cura della malattia prevaleva di gran lunga sulla prevenzione della stessa.