I vincitori della 61esima edizione del Premio Napoli incontrano la città
Serena Vitale, Roberto Paci Dalò, Bianca Pitzorno – vincitori della 61esima edizione del Premio Napoli – saranno protagonisti di oltre un mese di incontri nel capoluogo partenopeo tra piazze, licei, teatri, carceri e gallerie d’arte. Prima tappa con Serena Vitale impegnata il 28 ottobre in una conferenza al Convento di San Domenico Maggiore e il 30 ottobre al Penitenziario di Secondigliano.
I quattro vincitori della 61esima edizione del Premio Napoli per la lingua e la cultura italiana – Serena Vitale, Roberto Paci Dalò, Bianca Pitzorno e Paolo Poli – saranno protagonisti di una rassegna di incontri pubblici a ingresso libero dal 28 ottobre all’11 dicembre 2015 in diversi luoghi della città per testimoniare la bellezza della lingua italiana in tutte le sue declinazioni, dal teatro sperimentale a quello comico, dalla letteratura per l’infanzia all’arte della traduzione. Nel segno del primo e unico riconoscimento italiano consegnato a personalità che si distinguono per il loro contributo alla lingua e alla cultura, indipendentemente dalla produzione eminentemente letteraria.
“Da quando è diventato un premio culturale, sostanzialmente l’unico del nostro Paese – afferma il presidente della Fondazione Premio Napoli Gabriele Frasca – il Premio Napoli ha innanzitutto contribuito a far saltare gli steccati disciplinari e settoriali. Un premio che si prefigge di dare un giusto riconoscimento a chiunque difenda e diffonda la cultura italiana non può essere miope, e limitarsi a setacciare il campicello sempre più stento del mercato editoriale nazionale. Quest’anno il Premio è dedicato a Ernesto De Martino e Mario Pomilio, due grandi figure della cultura europea, prima ancora che italiana e partenopea”.
Prima tappa con Serena Vitale (28 – 30 ottobre 2015). La scrittrice e traduttrice Serena Vitale sarà al centro di una conferenza/confessione al Convento di San Domenico Maggiore mercoledì 28 ottobre (evento aperto al pubblico, ingresso gratuito – ore 18 – piazza San Domenico Maggiore, 8), giovedì 29 parlerà agli studenti del liceo classico “Garibaldi” mentre venerdì 30 incontrerà i detenuti del Centro Penitenziario di Secondigliano.
“In quarantadue anni di insegnamento ho conosciuto moltissime platee, ma mai prima d’ora ho avuto l’occasione di parlare di letteratura in un carcere e, sarò sincera, l’emozione è pari allo spavento. Credo si tratti di un’iniziativa giustissima, la lettura può fare cose straordinarie” spiega la slavista Vitale, legatissima a Napoli, dove ha insegnato per dieci anni Lingua e Letteratura russa all’Università l’Orientale. “L’Orientale è un tesoro non solo per Napoli ma per l’Italia. In quegli anni ho abitato anche ai Quartieri e lì mi è capitato di vivere l’esperienza del terremoto. Napoli mi ha insegnato a vivere, la sua è una bellezza che resta”.
Erede della migliore tradizione italiana di slavistica, Serena Vitale utilizza inizialmente la traduzione come pratica di conoscenza della cultura russa attraverso alcune delle sue figure centrali per aprire un varco di contatto con la cultura italiana. Ciò la porta a individuare una sorta di processo mimetico che scatta con una ristretta selezione di autori di cui offre non solo traduzioni e saggi, ma anche ricostruzioni biografiche e storie (esempio più alto di questo scambio simpatetico è stata la Cvetaeva). In parallelo, al di là delle traduzioni e della saggistica, prende corpo anche una sorta di autoriflessione: il rapporto con il mondo slavo vissuto con la frequenza della passione e dell’amore, ma anche con la costanza della disciplina porta a narrazioni, dove lo sguardo dell’autrice alterna l’Italia e la Russia raccontando, costruendo e decostruendo la sua biografia intellettuale ma anche quella italiana letta finalmente al centro degli scambi internazionali. Una storia culturale tanto esemplare quanto avventurosa.
Dopo Serena Vitale sarà la volta di Roberto Paci Dalò che dall’11 al 12 novembre incrocerà gli studenti dell’Accademia di Belle Arti per una lezione/concerto, terrà una conferenza al Museo Nitsch e incontrerà i detenuti del Centro Penitenziario di Secondigliano. A seguire sarà Bianca Pitzorno a confrontarsi con il pubblico partenopeo con un doppio incontro alla Fondazione Quartieri Spagnoli “Foqus” il 25 novembre e, il giorno successivo, una lezione con gli ospiti della Casa circondariale di Poggioreale. Anche Paolo Poli farà tappa al Carcere di Secondigliano il 10 dicembre.
Gli appuntamenti fanno da prologo alla cerimonia finale in programma venerdì 11 dicembre 2015 all’Auditorium della Rai di Napoli. In occasione della cerimonia, come ormai da prassi, la Fondazione Premio Napoli offre alla città uno spettacolo che vede coinvolto uno degli artisti insigniti (l’ingresso è gratuito fino a esaurimento posti). Quest’anno, in via eccezionale, gli spettacoli saranno due. Ad aprire la serata sarà “Fronti”, di Roberto Paci Dalò che evoca atmosfere e tracce di un conflitto devastante, quello della Grande Guerra, in chiave singolare tra cori, musica elettronica dal vivo, estratti da film originali provenienti da rari materiali in pellicola dell’epoca. Chiuderà l’evento Paolo Poli con un uno dei suoi diverenti recital. A partire da quest’anno anche il Premio Napoli avrà una sua “statuetta” da consegnare ai vincitori: si tratta di “Partenope”, opera del maestro Quintino Scolavino. I manifesti saranno corredati quest’anno da un disegno di Carmine Rezzuti, anch’esso ispirato al tema della “sirena bicaudata”, diventata l’immagine simbolo del Premio. Cura la comunicazione visiva delle iniziative del Premio Napoli la fotografa Monica Biancardi.