Fuori i neonicotinoidi dai nostri piatti! Storica decisione dell’Europa
Arriva oggi dopo anni di battaglie la decisione presa dagli Stati membri dell’Europa di bandire l’uso dei neonicotinoidi in campo aperto. Si tratta di una grande vittoria per gli insetti impollinatori, come le api, e per tutti noi, contadini, consumatori e Stati membri.
Lo scorso marzo l’Efsa ha ribadito la pericolosità di tre insetticidi della classe dei neonicotinoidi: clothianidin, imidacloprid e thiamethoxam. Il risultato è stato che la Commissione europea ha richiesto la restrizione del loro uso in campo aperto, incontrando la resistenza di alcuni Stati membri. Il voto di oggi, invece, ha approvato a maggioranza qualificata la proposta di divieto della Commissione.
Per Slow Food questo risultato è un’ottima notizia, anche se la lotta ai neonicotinoidi non finisce qui: la Commissione infatti sostiene l’idea che “il divieto completo dell’uso dei tre neonicotinoidi non è giustificato, in quanto non c’è alcun rischio per le api in tutti quei casi in cui le piante sono trattate esclusivamente all’interno delle serre e rimangono al loro interno durante tutto il ciclo vitale”. Questo vuol dire quindi che i tre insetticidi si possono ancora utilizzare all’interno delle serre. Considerando i rischi comprovati di queste sostanze, Slow Food crede che dovrebbero essere vietate per tutte le coltivazioni e in qualsiasi condizione.
Secondo Carlo Petrini, presidente di Slow Food, «Oggi gli Stati membri dell’Unione europea si sono messi dal lato giusto della storia. Si tratta di una vittoria importante non solo per le api ma per l’intera società. Questo voto è un chiaro messaggio indirizzato alla politica e all’intero sistema agricolo industriale: la nostra salute e quella del pianeta prevarranno sugli interessi finanziari delle multinazionali. Siamo di fronte a un passo fondamentale verso un’agricoltura buona, pulita e giusta».
Dello stesso avviso Martine Dermine, coordinatore della Save the Bees Coalition e del Presidio Slow Food dell’ape nera belga: «Questo è un giorno che passerà alla storia perché da quando sono stati autorizzati, 20 anni fa, i neonicotinoidi hanno decimato milioni di alveari in tutta Europa. Gli Stati membri hanno espresso un segnale nettissimo a favore della protezione dell’ambiente e di un’agricoltura più sostenibile».
La vicenda delle api, minacciate dai neonicotinoidi, continua. Il comitato permanente della Commissione Europea per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi (Paff), responsabile per le questioni relative ai neonicotinoidi, avrebbe dovuto votare lo scorso 22 e 23 marzo per introdurre restrizioni generali sull’uso di queste sostanze chimiche tossiche, ma non si è espresso.
I neonicotinoidi sono l’insetticida più utilizzato al mondo e sono noti da tempo per i loro gravi effetti sulla biodiversità e sulla sicurezza alimentare. Prolungare il loro uso in agricoltura è insostenibile e rappresenta un’enorme minaccia per il futuro del nostro sistema alimentare.
«Tutti gli studi dell’Efsa (autorità europea per la sicurezza alimentare) e altri rapporti di settore hanno dimostrato che questa è una minaccia inaccettabile per le api» commenta Walter Haefeker, dell’Associazione europea degli apicoltori professionisti, aggiungendo che «i risultati dell’ultimo studio dell’Efsa che confermavano gli effetti dei neonicotinoidi sono stati pubblicati alla fine di febbraio, ma ci sono state molte azioni di disturbo rispetto attorno all’attuale divieto. È stato un processo molto lungo».
n poche parole, tutto. «Quella che stiamo affrontando è una crisi globale degli impollinatori. Stiamo parlando della sesta estinzione di massa» dice Matt Shardlow dell’organizzazione ambientalista di BugLife.
Secondo Jean Marc Bonmatin del Cnrs (il centro nazionale francese per la ricerca scientifica), il caso dei neonicotinoidi esemplifica in generale ciò che sta accadendo in agricoltura: gli insetti stanno sviluppando una rapida resistenza alle sostanze chimiche e di conseguenza le aziende sviluppano prodotti con tossicità sempre più elevata.
Bonmatin usa alcune cifre scioccanti per spiegare la portata del problema: «Un nanogrammo di neonicotinoidi può uccidere un’ape, mentre in un solo anno vengono utilizzate quasi 20.000 tonnellate di questi prodotti chimici».
A peggiorare le cose, gli studi dimostrano che fino all’80% dei neonicotinoidi rimangono nel terreno e si riversano nell’acqua, colpendo in tal modo sia le piante che non sono state trattate con sostanze chimiche sia tutti gli invertebrati terrestri.
Per molto tempo l’ipotesi era che i neonicotinoidi contribuissero a garantire rese elevate, ma una grande quantità di ricerche scientifiche e rapporti hanno dimostrato che le rese non sono più elevate e che la resistenza dei parassiti alla sostanza matura molto velocemente, in genere entro 2-3 anni.
La soluzione? Secondo Bonmatin, le piante dovrebbero essere trattate solo quando c’è un problema reale, piuttosto che farlo in maniera preventiva, che invece è l’attuale modus operandi nel settore.
Inoltre «misure alternative, compresi gli strumenti socio-economici, possono essere combinati per garantire una reale possibilità di evitare l’uso di tutte le sostanze molto tossiche mantenendo allo stesso tempo la stessa resa». Questi pesticidi hanno un costo elevato per gli agricoltori, quindi portare sul tavolo strategie alternative e misure meno costose può effettivamente aiutarli a ottenere un profitto netto più elevato dalle loro colture.
In definitiva, come riassume l’esperto del Cnrd, «non abbiamo bisogno di rendimenti più elevati, o più cibo, abbiamo solo bisogno di cibo migliore».
Il declino della popolazione di api ha un enorme impatto sull’agricoltura, mentre il continuo uso di queste sostanze chimiche inquina le risorse d’acqua e colpisce altri animali come uccelli e pesci, per non parlare della nostra salute.