Flora Beneduce: “Barelle e sanità penitenziaria. Questa è la verità”
“L’attribuzione di tutti i mali della sanità alla sola spending review è una indecorosa menzogna a cui si aggrappano coloro che hanno paura di chiamare gli scandali con il proprio nome”. Flora Beneduce, consigliere regionale della Campania e vice presidente della Commissione Affari istituzionali torna sul tema “barelle” e chiarisce come il problema non sia legato ai tagli, ma alla gestione delle Asl. “I dirigenti non hanno lavorato per la costruzione di una rete complessiva che decongestionasse i Pronto soccorso. I medici di assistenza primaria hanno il dovere di erogare il primo soccorso. Successivamente devono stabilire se è necessaria una maggiore attenzione da parte della medicina territoriale oppure rivolgersi alla struttura ospedaliera. In tal modo, gli stessi possono gestire i Codici Bianchi e i Codici Verdi, visto che il Triage non è partito in tutti gli ospedali, evitando il sovraffollamento ai Pronto soccorso, che, invece, devono dare risposte alle patologie acute. Purtroppo, assistiamo ancora all’arrivo in P.S. di utenti che vogliono la misurazione della pressione arteriosa o il controllo glicemico. Dopo le cure ospedaliere, il paziente deve essere riaffidato al medico di assistenza primaria e all’assistenza territoriale oppure, nei casi di patologie più gravi, deve essere accompagnato presso le strutture di riabilitazione o le Rsa. Sebbene le linee guida individuino questa necessità, i direttori generali non si sono mai occupati del coordinamento degli ospedali con la medicina territoriale. È mancata questa visione strategica e, ad oggi, permane un profondo gap tra nosocomio e territorio”. Un altro aspetto del comparto, che preoccupa molto l’onorevole Flora Beneduce, è la Sanità penitenziaria. Dopo un tour nella case circondariali, il consigliere aveva denunciato condizioni allarmanti, come il sovraffollamento, i disagi psicologici, la percezione di ostilità che i detenuti avvertono nei confronti del personale, le lunghe attese per le visite specialistiche per i malati, l’assenza di figure professionali con formazione specifica. “Il personale medico e paramedico è insufficiente e le strumentazioni sono inadeguate o assenti – denuncia Flora Beneduce, componente della Commissione Sanità del Consiglio regionale – . Come già avevo spiegato mesi fa, non sono garantite le attività specialistiche. Penso all’ortopedia, l’urologia, la diabetologia, la neurologia, la gastroenterologia e la chirurgia vascolare. Inoltre, non bastano le ore assegnate ad altri specialisti. Potrei dilungarmi sull’assenza della diagnostica per immagini o sulla interminabile trafila per gli esami di laboratorio, che vengono effettuati fuori dalla struttura penitenziaria. A tutto ciò si aggiunge lo stress di medici e paramedici che, insieme con il disagio di un lavoro oneroso e estremamente impegnativo, sostengono il peso psicologico di una condizione di precarietà. E allora, ecco il mio appello: il personale delle carceri sia stabilizzato e i detenuti godano degli stessi diritti di chi è in libertà, come previsto dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. La dignità non spetta solo al mondo “fuori”.