Estetica e parrucco: “finalmente” si riparte, il via per lunedì

 Estetica e parrucco: “finalmente” si riparte, il via per lunedì

A cura di Teresa Lucianelli

Dal 18 maggio, riapertura dei centri estetici, onicotecnici e saloni di parrucchieri e barbieri: imminenti una serie di provvedimenti territoriali che anticipano la ripartenza ufficiale di inizio giugno: atteso con speranza e pure con ansia dagli operatori del settore e da milioni di clienti italiani, l’ok governativo con le regolamentazioni. Entro giovedì/venerdì, sulla base dei dati del monitoraggio, arriveranno le linee guida per consentire alle Regioni il semaforo verde, ma restrizioni e rigidi paletti potrebbero condizionare, per molti o per alcuni, la possibilità effettiva di riprendere l’attività …

Anche in Campania, come nel resto d’Italia, da lunedì prossimo, 18 maggio, sara possibile ripartire per istituti estetici, saloni di parrucchieri e barbieri, ristoranti, commercio al dettaglio, ma soltanto se verranno rispettati i rigorosi paletti preannunciati.
Entro giovedì/venerdì, considerati i dati del monitoraggio, verranno emanate le linee guida e i protocolli di sicurezza di Inail e Istituto superiore di sanità e su queste basi sarà autorizzata la riapertura di gran parte delle attività rimaste tuttora bloccate dalle rigide prescrizioni anti-Covid, nonostante i disperati appelli di titolari e lavoratori, con conseguenze altamente penalizzante. Tanto che molti temono di non potere aprire o, comunque, di non riuscire a reggere le spese, aggravate dal costo dei presidi e altri materiali aggiuntivi anti-Covid e maggiormente dal numero limitatissimo di clienti che potranno servire: per le piccole aziende si parla di una sola persona per volta.
Saranno indicati tassativamente le linee guida e i protocolli di sicurezza fissati per ogni tipo di esercizio “ a garanzia della tutela sanitaria” e, si ci augura, anche per assicurare l’effettiva possibilità per tutti di riaprire le porte delle proprie attività, senza decretare il fallimento di una parte, come temuto da molti operatori già scoraggiati in partenza.
I paletti paventati, potrebbero essere infatti insuperabili per i titolari di piccole aziende. Se ne parla insistentemente da giorni. Sarebbe la fine per le imprese minori, presenti soprattutto sul territorio meridionale.
Le paure di non farcela a reggere o addirittura nemmeno a riaprire, sono tante e, quindi, le ordinanze a riguardo sono particolarmente attese e sarebbe il caso che giungessero quanto prima.

“Ogni decisione definitiva venga presa a seguito delle dovute verifiche sul dato del contagio del prossimo fine settimana”, in pratica, nel momento in cui saranno noti i primi e significativi riscontri sulla diffusione del virus a due settimane dall’inizio della Fase 2: a precisarlo con fermezza è il governatore De Luca, nel confronto tra vertici regionali, premier Conte e ministri Boccia e Speranza.
Come il presidente della Sicilia, Musumeci, il rigido premier campano chiede pure che per “la mobilità interregionale si proceda ad ulteriori verifiche e si rinvii ogni decisione a giugno”, in considerazione della differenziazione tra aree della diffusione del virus, che potrebbe condurre, con la libera circolazione, al crollo della capacità di contenimento del contagio, vanificando i confortanti risultati conseguiti dalle regioni del Sud grazie ad efficaci misure che hanno evitato la strage inizialmente temuta.
In risposta, Conte ha confermato che il blocco della mobilità rimarrà sino a fine mese, mentre ai governatori che come Toti premono per tornare a luglio alle urne, ha anticipato l’eventuale disponibilità a considerare tale data, che necessità di una “ulteriore riflessione da parte del Governo”, visto che “il precedente decreto era nato in un contesto diverso da quello attuale”.

Tornando alla possibile riapertura delle attività commerciali al dettaglio, questa è stata supportata da pressanti e disperate richieste da parte delle categorie interessate. A confortare tale orientamento, la curva discendente dell’epidemia.
Si è quindi concluso con fondate speranze, l’incontro con i rappresentanti delle associazioni di categoria: parrucchieri, barbieri e titolari di centri estetici, che hanno lanciato in Campania, già da diversi giorni, l’allarme sul lavoro nero domiciliare – piaga atavica del settore – denunciando un netto e preoccupante incremento in questo periodo di chiusura delle attività, dell’esercizio abusivo della professione. Hanno sottolineato a riguardo che l’indispensabile riapertura dei locali si ci augura che serva anche a ridurre sensibilmente il fenomeno ed a scoraggiare l’offerta di trattamenti a domicilio che non garantiscono assolutamente norme igieniche adeguate, tantomeno tutela anti-Covid e costituiscono quindi un serio pericolo per l’intera popolazione, oltre che per i clienti che ospitano illegalmente gli abusivi e per i familiari coabitanti.
Dall’assessore regionale alle Attività produttive, Antonio Marchiello, è stata ribadita l’affidabilità degli operatori del settore, già abituati a garantire “il massimo rispetto delle precauzioni, anche perché si tratta di esercizi che già prima del Covid riservavano grande attenzione alle misure sanitarie”, riferendosi ovviamente a quelli in regola. E, a tale riguardo, sarebbe opportuna una campagna divulgativa rivolta alla popolazione, affinché gli e le utenti siano informati su cosa chiedere a estetiste, parrucchieri, barbieri, truccatori, onicotecnici di fiducia per essere sicuramente garantiti in termini di salute e di prestazioni.
Pochi ancora sanno, ad esempio, che sono pochi i centri sul territorio regionale dotati di macchinari veramente efficaci per sterilizzare gli attrezzi da lavoro ed evitare infezioni anche molto dannose. La gran parte di serve di apparecchi che non garantiscono la sterilizzazione al 100%, eppure è stato concesso loro di lavorare comunque. Questa è un’altra piaga del settore, e a tale proposito occorrerebbero severi controlli che avrebbero dovuto essere effettuati già da tempo, sicuramente prima dell’emergenza, così come servirebbero controlli a tappeto per individuare i centri non in regola, a volte situati anche su strada e non esclusivamente nascosti nei palazzi, soprattutto in provincia.

Si attende ora che la task force regionale elabori quanto prima il regolamento con le prescrizioni da osservare. Già è noto che saranno obbligatori frequenti interventi di sanificazione dei locali, impiego delle mascherine protettive e materiale monouso. Questo comporterà chiaramente un aumento nei costi di gestione delle attività, penalizzate anche dal numero di clienti da potere servire. Infatti, si sarebbe orientati, almeno per i primi tempi e fino a data da destinarsi, a lavorare esclusivamente su appuntamento e si ipotizza per gli esercizi meno spaziosi, l’accesso soltanto di un cliente per volta, “per evitare assembramenti durante i periodi di attesa”. Ma questo comporterebbe un’ulteriore drammatica batosta per gli operatori perché non consentirebbe di soddisfare le spese, a meno di non aumentare sensibilmente le tariffe e, inoltre, porrebbe a serio rischio i posti di lavoro dei dipendenti.
“Finché la situazione dei contagi resterà stabile, procederemo in questa direzione – ha precisato l’ass. Marchetiello, pur aggiungendo che “l’obiettivo della Regione è quello di normalizzare la situazione, agevolando la ripresa delle attività economiche, dando modo a tutti di riprendere la produzione e l’offerta di servizi”.
Non resta quindi che attendere le disposizioni, per comprendere se effettivamente questa ripresa sarà realmente possibile per tutti, come ci si augura, anche in considerazione delle parole del ministro degli Affari regionali Boccia che ha precisato: “..inizia una nuova fase di responsabilità che coinvolge direttamente le amministrazioni regionali” dalle quali dipende il futuro e la sopravvivenza di tante attività e posti di lavoro.

Mario Orlando

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