“Diastro innaturale”, la Video-inchesta dell’associazione AltraBenevento a un mese dall’alluvione

 “Diastro innaturale”, la Video-inchesta dell’associazione AltraBenevento a un mese dall’alluvione

“Video-inchesta “Diastro innaturale”. Le lodi agli “angeli del fango” non possono nascondere le responsabilità per i danni causati dalla prevista alluvione. Per un mese intero dopo l’alluvione, tutte le forze politiche senza eccezioni, gli amministratori locali e regionali, i ministri e i sottosegretari, i parlamentari nazionali ed europei, si sono limitati ad esprimere solidarietà ai sanniti e a lodarli per la capacità di reagire promettendo finanziamenti vari. Il coro delle lodi è servito anche ad evitare una riflessione sulle possibili cause del disastro che invece vanno individuate velocemente per stabilire le cose da fare al fine di impedire ulteriori danni. Non è vero, infatti, che l’evento non era prevedibile perché dovuto solamente alle improvvise piogge o ad un’onda “anomala” arrivata, inaspettatamente, dal fiume Tammaro per una presunta apertura improvvisa della diga.
Come risulta anche dalla video-inchiesta “Disastro innaturale” della giornalista Eleonora Mastromarino pubblicata sul nostro sito (a questo link: http://www.altrabenevento.org/altrabenevento/?p=11277), l’evento era stato previsto con precisione. Infatti, tre anni fa, il geologo Salvatore Soreca, con uno studio pubblicato sulla rivista “L’ambiente” simulava proprio una piena distruttiva del fiume Tammaro a seguito di “bombe d’acqua” che a causa delle variazioni climatiche non sono più eventi eccezionali. Soreca spiegava che quel fiume con i suoi torrenti pieni di sabbia, pietre, alberi e rifiuti rappresentava un pericolo incombente sulla città. Aggiungeva che l’attuale rischio danni da alluvione a Benevento ha la stessa entità di quello del 1949 perché, nonostante la captazione di acqua alle sorgenti per uso potabile e la realizzazione di diversi argini, la mancata manutenzione dei corsi d’acqua e la autorizzazioni a costruire case ed industrie lungo i fiumi possono determinare danni notevoli alle strutture e alle persone. E infatti, così è stato! Anche la Protezione Civile sapeva ufficialmente che il disastro sarebbe arrivato dal Tammaro ed infatti ad ottobre 2011 organizzò a Benevento una esercitazione per intervenire soprattutto sulla zona industriale ASI di Ponte Valentino a rischio devastazione. Da allora, dopo quattro anni, nessuno ha fatto alcunché. La Provincia ha cincischiato sugli atti necessari ad ordinare la manutenzione di fiumi; il progetto per la rimozione dei detriti che ostruiscono da anni il Tammarecchia e i torrenti limitrofi è rimasto stranamente fermo nei cassetti del Genio civile; il Consorzio ASI ha presentato osservazioni, opposizioni e ricorsi ai piani urbanistici del Comune di Benevento e della Provincia per consentire la costruzione e l’ampliamento degli stabilimenti industriali in aree alluvionali. Il TAR a febbraio 2014 ha imposto ai tre Enti di definire con una apposita Conferenza dei Servizi le norme per applicare anche alle zone industriali il Piano Urbanistico e il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale ma il sindaco Fausto Pepe, il presidente della Provincia Claudio Ricci e il presidente dell’ASI, Luigi Diego Perifano, non hanno ancora trovato il tempo di incontrasi e quindi, solo a Ponte Valentino, i piani urbanistici non valgono, i “corridoi ecologici” non esistono, i decreti ambientali per la inedificabilità nelle zone alluvionali sono ignorate.
Adesso i responsabili di questo disastro ne devono dare conto, indipendentemente dalle eventuali responsabilità penali che la Procura della Repubblica accerterà. I cittadini, quelli che hanno subito danni direttamente e quelli che hanno spalato o che si sono prodigati per dare assistenza, non si accontentano di lodi e promesse di finanziamento. “. Per altrabenevento- Gabriele Corona

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