Dal 1683 il Carnevale è a Castelvetere
A cura di Teresa Lucianelli
Un esercito di cinquecento maschere che precedono gli spettacolari carri, un paese in allegria che vive la festa ed è esso stesso parte integrante della sua festa: è il Carnevale di Castelvetere, tra i più antichi del Sud e tra i più partecipati ed apprezzati in Campania.
Dal 1683 una tradizione radicata in ciascun abitante di ogni età. L’edizione 2017 si propone ancora più ricca e coinvolgente.
Dopo la sfilata di domenica 19 del Princeps, che da quest’anno raccoglie i principali carnevali irpini, e quella tipica castelveterese, dai costumi scenici e raffinati e particolarmente partecipata di domenica 26, tutti gli abitanti sono pronti a festeggiare alla grande il martedì grasso e dopo, l’ultima domenica, la prossima, che segna la fine del periodo carnevalesco. Pronti ad accogliere i numerosi visitatori e turisti in arrivo nel centro irpino per assistere e partecipare ad uno degli spettacoli di questo periodo tra i più belli d’Italia, a vivere il Carnevale.
I programmi dei due giorni prevedono dalle ore 14,30 la caratteristica sfilata dei carri allegorici e dei gruppi di ballo. Alle ore 19 il ballo con le Maschere in piazza Monumento; aperte in anteprima le porte del museo del Carnevale. Inoltre, domenica 5 marzo il programma si arricchisce della rituale celebrazione dedicata al Carnevale Morto, prevista per le 17,30 e alle 18,30 l’estrazione dei premi della Lotteria.
Di seguito, i carri satirici di questa kermesse: American Party, ispirato al presidente USA Trump; Mille braccia per l’Italia; Omaggio a Venezia; In viaggio…per la ricerca; Musica e psiche; Il grande Mazinga. Poi, gli splendidi gruppi di ballo: Profumo d’Oriente; Rondo veneziano; Dory cerca Nemo; Pulecenella, e tanto altro ancora.
“A Castelvetere il Carnevale rappresenta una tradizione molto antica, difesa e radicata e soprattutto partecipata tutt’oggi anche dai giovani – afferma il sindaco Giovanni Remigio Romano – Un simbolo che deve essere anche motore di un’efficace promozione del territorio e di sviluppo economico”.
“Quest’anno si è compiuto un miracolo artistico. In una piccola realtà come Castelvetere far mascherare quasi 500 persone e sopratutto realizzare uno spettacolo come quello che stiamo proponendo, non è facile, ma ci siamo riusciti – sottolinea il presidente della Pro Loco, Raffaele Limone – Tutti gli sforzi, l’impegno e i sacrifici sono ripagati nel vedere migliaia di visitatori ballare e divertirsi insieme a noi: è la soddisfazione più grande!”
In centro, tre caratteristici ristoranti locali propongono i piatti tradizionali a base di genuinità e prelibatezze territoriali. A partire da Giovanna, accogliente ritrovo dei buongustai più golosi ed esigenti, con la sua offerta variegata e le irresistibili specialità, continuando con Miliuccio e Taverna Santa Lucia. Stand gastronomici in strada, invitano a degustazioni veloci e stuzzicanti.
Risale al 1683, all’epoca delle rivalità artigianali dei due agglomerati del Castello e della Pianura che, dopo la seconda guerra mondiale, assunsero poi il nome di piazza e via Roma. La prima fazione, ovvero il Centro storico del Paese, era composta da famiglie che da generazioni erano castelveteresi; mentre la seconda, che prende il nome dalla via che unisce le varie zone artigianali, era invece abitata dalle famiglie migrate dai paesi vicini. La divisione aveva dunque origini di tipo migratorio.
Le individualità artigianali, sollecitate dalla volontà goliardica di prendere in giro i personaggi di spicco della fazione avversaria, venivano a confrontarsi proprio nel Carnevale anche attraverso una satira feroce, che poteva pure sfociare in scontri fisici.
I caratteristici carri, tuttora onore e vanti del paese, venivano costruiti in luoghi segreti, e coperti da assoluto riserbo erano i soggetti ai quali si ispiravano, in modo da evitare che la controparte potesse rispondere con un altro carro allegorico alla goliardica e spesso pesante ironia di quello costruito con tanta cura meticolosa.
Il Carnevale castelveterese nello scorso secolo ha toccato l’acme tra gli anni ’60 e ’70: insieme ai tradizionali carri allegorici, simbolo del Carnevale di Castelvetere, si costituivano pure numerosi gruppi mascherati, nei quali si ritrovavano cittadini appartenenti a varie fasce di età. Tra questi, il gruppo delle pacchiane, composto da ultrasessantenni; quello dei giovani, dei bambini, e di seguito tutti gli altri. Man mano, è andata crescendo la qualità dei carri allegorici, sempre più belli ed imponenti, e quella dei balletti e dei costumi.
Successivamente, con la fondazione delle Pro Loco, dopo gli anni ’70, si è fatto in modo da unire le due fazioni e si è creato un unico gruppo carnevalesco.
Le ostilità tra le due opposte fazioni sono così scemate e così pure le provocazioni di un tempo e si è passati ad indirizzare la pungente satira verso i politici nazionali ed internazionali. In comune con il passato è rimasto il desiderio di divertirsi tutti insieme e il piacere di offrire al pubblico uno spettacolo curato anche nei dettagli, particolare questo che fa la differenza e pone il Carnevale di Castelvetere tra i più apprezzati.
Mentre la tarantella, il cui gruppo mascherato non manca mai in ogni edizione del Carnevale, costituisce una significativa testimonianza del passato che continua. Alla fine della consueta e variopinta sfilata, tutti i gruppi insieme agli spettatori, si riuniscono nella piazza principale di Castelvetere, dove si scatenano in questo antico e coinvolgente ballo, tipico della zona.
La variopinta kermesse si svolge da sempre la domenica ed il successivo martedì grasso ed è caratterizzata da sfilate per le principali strade cittadine di gruppi mascherati, balletti folcloristici e coloratissimi carri allegorici in cartapesta. Il Carnevale di Castelvetere sul Calore è tra i più artistici e tra i più rinomati Carnevali d’Irpinia e della Regione Campania, oltre che del Sud, e costituisce una valida testimonianza di una usanza ultrasecolare.
La principale novità di quest’anno è costituita dalla unione delle varie testimonianze carnascialesche dell’Irpinia in un grande ed unico patrimonio culturale territoriale, sotto il marchio del “Carnevale Princeps Irpino” (Princeps era un eletto del popolo nel Medioevo).
Si punta a costituire un movimento turistico-culturale. In tal modo ogni comunità che partecipa all’evento può vivere poi nel proprio centro il suo carnevale. Nei vari comuni irpini vengono accorpati i gruppi in maschera dei vari territori, cosi da realizzare un Carnevale itinerante che promuova le antiche tradizioni anche fuori della Campania, rilanci la destinazione della zona e favorisca la destagionalizzazione del turismo, catturando l’attenzione e creando di fatto reddito.
Portare il Carnevale Princeps in giro per l’Italia, oltre che in Irpinia, è un modo per far conoscere la cultura della zona e promuovere un’operazione tesa ad avere un ritorno turistico. Infatti, Princeps è l’espressione di tanti carnevali tradizionali d’Irpinia ed è un cartellone di eventi con i quali si punta a mantenere vivo l’interesse collettivo sul Carnevale. In questo modo favorire il turismo legato al Carnevale storico, che vede tutta la comunità impegnata nei giorni dell’evento vero e proprio. Dall’inizio di febbraio in giro per l’Italia si sono tenute varie manifestazioni: il Carnevale di Montemarano, di Castelveterese, Zeza di Mercogliano, Mascarata di Serino, Zeza di Capriglia Irpina e ‘O ballo ‘ndreccio di Forino.
Prima tappa a Perugia, a Villa Taticchi, poi ai Musei Capitolini e al Parco della Musica di Roma per l’esibizione di 250 figuranti per “La Tarantella del Carnevale”, ideata dal musicista ed etnomusicologo italiano, Ambrogio Sparagna, per l’Orchestra Popolare Italiana dell’Auditorium Parco della Musica con il Coro popolare diretto da Anna Rita Colaianni. A Forino e quindi a Montemarano ed a Castelvetere appunto, per l’inaugurazione di due Musei del Carnevale Irpino.
L’obiettivo principale vuole essere quello di valorizzare i molteplici aspetti del Carnevale – puntando sull’associazionismo legato alle tradizioni e al patrimonio culturale di un territorio – e la sua tradizione spontanea che costituisce un autentico tesoro, tutelando le sue varie espressioni, centro per centro e presentando ogni anno un ricco ed articolato programma, sull’esempio di Viareggio dove dura un mese e mezzo e racchiude molti appuntamenti differenziati.
Grazie alla collaborazione e condivisione, dall’unione di diversificate espressioni culturali, sorgono iniziative di rilievo in grado di varcare i confini locali, testimoniando la valenza di una terra antica e delle sue fantastiche ma poco conosciute tradizioni, ricche di profondo significato e di simbologia, che riportano indietro nel tempo.