Castellammare di Stabia, sequestro preventivo di beni per 5,4 mln di euro
Nella mattinata odierna i militari della Compagnia della Guardia di Finanza di Castellammare di Stabia, al termine degli sviluppi di un’indagine coordinata e diretta da questo Ufficio, hanno eseguito un’ordinanza di misure cautelari reali, nei confronti di diversi soggetti, 12 dei quali indagati per reati tributari, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Torre Annunziata, in relazione ai gravi indizi di colpevolezza emersi nella commissione del reato di “Sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte”, di cui all’ari 11 del D.Lgs. n. 74/2000, perpetrato attraverso la commissione dei reati di uso ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione infedele, omessa dichiarazione, occultamento e distruzione di documenti contabili e omesso versamento dell’I.V.A.Nello specifico, l’operazione giunge a conclusione di articolate indagini, a seguito delle quali questa Procura della Repubblica, con la collaborazione della Guardia di Finanza stabiese, ha accertato che il legale rappresentante di un’azienda di commercio Carni sita in Sant’Antonio Abate (NA), e un 41enne di Sant’Antonio Abate, quale Amministratore occulto anche di altre società costituite unicamente al fine di interporre le stesse tra la società principale e il fisco, e avvalendosi di prestanomi nella carica di Amministratori delle varie società, ha alterato, con artifizi contabili e con l’occultamento delle scritture e dei libri, la ricostruzione delle transazioni economico/finanziarie tra i soggetti coinvolti nel sistema di “Frode Carosello”, al fine di sottrarre alla pretesa erariale il reale patrimonio disponibile. L’attività ha avuto origine a seguito dell’esecuzione di sei verifiche fiscali svolte dai militari della Compagnia stabiese che hanno consentito di appurare, dal 2007 al 2010, un’evasione alle imposte dirette e indirette, come segue: ricavi non dichiarati e costi indetraibili, per oltre 181 milioni di euro; imposta sul valore aggiunto dovuta e Iva non versata all’Erario per complessivi 24,5 milioni di euro; utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per oltre 67 milioni di euro; emissione di fatture per operazioni inesistenti per quasi 92 milioni di euro. I responsabili avevano costituito svariate società, tutte operanti nel medesimo campo della commercializzazione degli animali vivi e delle carni macellate, che, di fatto, erano delle “scatole vuote”, ossia delle mere “cartiere”, ognuna delle quali aveva una specifica funzione all’interno della filiera commerciale.