Bellezza, mai così tanti uomini dal chirurgo plastico: pazienti raddoppiati in 6 anni, quadruplicati in 20
“C’è molta più cura del proprio corpo, soprattutto tra i giovani: il trend è destinato a crescere ancora nel prossimo futuro” dice il chirurgo plastico Pierfrancesco Bove. Negli Usa molti manager ringiovaniscono per restare competitivi: “Da noi questo non succede, anzi, nel lavoro essere maturi è un plus”
L’ex calciatore inglese David Beckham ha recentemente negato su Instagram l’uso di botulino, ma il suo atteggiamento sembra essere in controtendenza: mai come oggi, gli uomini si rivolgono al chirurgo plastico. Sono un milione e duecentomila le procedure di chirurgia e medicina estetica eseguite negli Stati Uniti nel 2016: “Gli uomini sono sempre più attenti al proprio aspetto, che curano decisamente di più rispetto a qualche anno fa: lo dimostrano le tante linee di prodotti di bellezza maschili, ma anche il numero crescente di quelli che si rivolgono a estetiste e personal trainer. Aumentano anche gli uomini dal chirurgo plastico: tra i miei pazienti sono sempre stati l’eccezione, ma nell’ultimo anno sono cresciuti fino ad arrivare al 15-20% del totale. È una tendenza che ho rilevato in tutta Italia, da nord a sud” afferma Pierfrancesco Bove, chirurgo plastico socio della Federazione Italiana Medicina Estetica (FIME) con studi a Salerno, Napoli, Roma, Milano e Verona.
Secondo la società statunitense di chirurgia estetica, l’American Society of Aesthetic Plastic Surgery, nel 2016 sono state eseguite quasi 200mila procedure di chirurgia estetica su uomini e oltre un milione di medicina estetica, pari al 9% del totale, con una crescita del 101% dal 2010 a oggi, che diventa un + 325% considerando quelle eseguite dal 1997. In particolare, hanno conosciuto un vero e proprio boom le iniezioni di botulino al maschile (oltre 450mila nel 2016, raddoppiate rispetto al 2010) il cosiddetto brotox: “I trattamenti mini invasivi sono particolarmente apprezzati dagli uomini – spiega Bove – in quanto hanno tempi di recupero brevi e non richiedono assenze dal lavoro o dalla vita sociale. Il perfezionarsi delle tecniche di medicina estetica è stato uno dei fattori che ha contribuito ad avvicinare gli uomini a questo settore”. Per quanto riguarda la chirurgia, invece le operazioni più eseguite negli 2016secondo i dati Asaps sono liposuzione (45mila procedure), riduzione del seno maschile o ginecomastia (31.368), blefaroplastica (28.025), rinoplastica (26.205) e lifting del viso (13.702): in Italia la situazione è simile: “Il naso rimane uno degli interventi più amati, anche grazie alla smartrinoplastica, che dopo soli 4 giorni consente di togliere le medicazioni senza usare i tanto odiati tamponi. Nell’ultimo anno sono cresciute notevolmente le liposuzioni, ma soprattutto le addominoplastiche per ridefinire l’addome, scolpendolo con l’effetto tartaruga che è molto ricercato soprattutto dai più giovani”.
Un’indagine della American Aesthetic Facial Plastic Surgery (AAFPS) rivela che il 31% degli uomini è seriamente intenzionato a fare un trattamento estetico, chirurgico o non invasivo. A esprimere questo desiderio sono soprattutto i millennial: il 58% ha tra i 25 e i 34 anni e il 34% tra i 18 e i 24. “Il trenddegli uomini dal chirurgo plastico è sicuramente destinato a crescere ancora nei prossimi 5-10 anni, considerato l’atteggiamento favorevole dei più giovani, molto attenti al proprio aspetto anche per via della sovraesposizione della propria immagine con i social network” rileva il dottor Bove.
Le motivazioni che spingono un uomo ad andare dal chirurgo sono “stare meglio con se stessi, togliersi qualche anno e avere un aspetto meno stanco e stressato. Molti lo fanno anche per compiacere la partner o i figli, che chiedono di avere un’immagine più curata magari in vista di un evento particolare come un matrimonio, una laurea o un battesimo” aggiunge Bove.
Se questi atteggiamenti accomunano Stati Uniti e Italia, c’è un aspetto in cui differiscono: “Molti cinquantenni americani vanno dal chirurgo plastico perrestare competitivi sul mercato del lavoro, dove avere un aspetto giovanile aiuta: da noi questo fenomeno è praticamente inesistente, visto che, dal punto di vista professionale, essere giovani è considerato sinonimo di poca esperienza, quindi non capita frequentemente che un manager faccia un lifting o dei filler con questa motivazione”.