La beatificazione di Paolo VI. Il conservatore che rivoluzionò la chiesa

 La beatificazione di Paolo VI. Il conservatore che rivoluzionò la chiesa

Tra le sue tante iniziative innovatrici va ricordata la cancellazione dell’indice dei libri proibiti, i viaggi nei cinque continenti, l’istituzione della giornata mondiale della pace e, in particolare, il Motu proprio “Ingravescentem aetatem” che mandò in pensione a 75 anni i vescovi e, soprattutto, rivoluzionò il Conclave per l’elezione dei Papi. Anche per diventar beato ha dovuto “faticare”. Questione d’immagine? Forse. Di più, problema dei tempi in cui visse “il servo dei servi di Dio” Paolo VI, vescovo di Roma negli anni sessanta e settanta del novecento. Anni di rivoluzioni culturali, ma anche di violenze e di piombo assassino. C’era bisogno di traghettare la Chiesa nel “futuro” mantenendo inalterate le sue fondamenta. Cosa non facile per le divisioni all’interno ed all’esterno del mondo cattolico. Ma se è vero che lo Spirito Santo nella Cappella Sistina illumina – e decide – chi far salire sul Soglio di Pietro, Giovanni Battista Montini è la prova provata di questa verità, perché era proprio l’uomo giusto per quel delicato compito, in un momento di transizione universale. Sarà stato pure il “Papa triste, dubbioso, amletico, mesto” come lo definivano i mass media dell’epoca, ma fu il vero collante – di quel presente e soprattutto del futuro – tra i tanti pezzi del cattolicesimo. Completò il Concilio ecumenico Vaticano II voluto dal suo predecessore Giovanni XXXIII con “scienza, coscienza e volontà”. E venne accusato dalla parte più tradizionalista del clero di “modernismo” e dall’altra sponda, quella più vicina ai settori socialisti, di “immobilismo”. “Nei confronti di questo grande Papa, di questo coraggioso cristiano, di questo instancabile apostolo, davanti a Dio oggi non possiamo che dire una parola tanto semplice quanto sincera e importante: grazie! Grazie nostro caro e amato Papa Paolo VI”. Sono le parole di Papa Francesco pronunciate nella cerimonia di beatificazione in una piazza S. Pietro gremita di fedeli. E non è un caso che Jorge Mario Bergoglio abbia voluto beatificare il suo predecessore proprio in concomitanza con la chiusura del Sinodo dei vescovi sulla famiglia. Fu Papa Montini che lo istituì il 15 settembre del 1965 con la lettera apostolica “Apostolica sollicitudo”. Il Sinodo, nello spirito del Concilio, è l’assemblea dell’episcopato cattolico che ha il delicato compito di “consigliare” il Papa nel governo della Chiesa universale. Forse a Papa Francesco, nel registrare le divisioni che si sono create nel Sinodo appena concluso sulla comunione ai divorziati ed ai risposati e sulle unioni omosessuali, gli sarà venuta in mente l’enciclica “Humanae vitae”, sul matrimonio ed il controllo delle nascite, del Beato Montini che tanti dispiaceri riservò a quest’ultimo. Tra le sue tante iniziative innovatrici va ricordata la cancellazione dell’indice dei libri proibiti, i viaggi nei cinque continenti, l’istituzione della giornata mondiale della pace e, in particolare, il Motu proprio “Ingravescentem aetatem” che mandò in pensione a 75 anni i vescovi e, soprattutto, rivoluzionò il Conclave per l’elezione dei Papi, non consentendo la partecipazione ai cardinali che avevano compiuto ottant’anni, riducendo di fatto il numero dei “votanti” italiani e aprendo all’elezione di Papi stranieri come Wojtyla e Ratzinger, da lui proclamati cardinali. Per capire la grande umanità di Papa Paolo VI vale la pena ricordare quello che scriveva don Lorenzo Milani, il prete scomodo confinato in una piccola parrocchia nel cuore del Mugello, a Barbiana, ad un amico il 30 marzo del ’65: “E’ venuto qui sabato monsignor Bensi… latore di una lettera del Papa a lui in cui lo pregava di portarmi un assegno di lire 100.000 (accluso) per la mia scuola, s’interessava con grande affetto e stima a me e aggiungeva in fondo solo questa critica…. Ma già nel 1964 erano partiti assegni bancari di 100.000 lire dalla segreteria vaticana accompagnati da speciali benedizioni del Papa come aiuti economico a don Lorenzo Milani. Il Papa con queste donazioni scavalca il cardinale di Firenze Florit diretto superiore dell’autore del famoso libro “Lettera ad una professoressa”. Un innovatore Montini che ci auguriamo diventi presto Santo.

A cura di Elia Fiorillo

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