Greenpeace, dopo oltre 30 ore termina l’occupazione nel Canale di Sicilia
Gi attivisti di Greenpeace, dopo oltre 30 ore di occupazione pacifica e non violenta della piattaforma Prezioso di Eni, nel Canale di Sicilia davanti a Licata, hanno concluso la loro protesta senza incidenti. Gli attivisti, che hanno ricevuto l’appoggio di molti cittadini, amministrazioni e comitati locali, passano così idealmente il testimone della protesta a queste realtà che la nave Rainbow Warrior, con il suo tour “Non è un Paese per fossili” vuole sostenere. Questa mattina si è svolta in piazza Montecitorio, a Roma, una manifestazione contro il decreto Sblocca Italia, alla quale hanno aderito oltre 160 tra associazioni e comitati. Contemporaneamente, nella sala stampa della Camera dei Deputati, si è tenuta una conferenza stampa congiunta di Greenpeace, Wwf e Legambiente per presentare le osservazioni delle associazioni al decreto del governo Sblocca Italia e un programma di iniziative pubbliche per contrastarne gli indirizzi. “Si è conclusa dopo oltre 30 ore la nostra occupazione della piattaforma Prezioso, ma non finisce certo la protesta che si alza da molte comunità locali nel Paese contro lo “Sblocca Trivelle” di Renzi” afferma Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. “Imbarazza come il primo ministro parli con grande disinvoltura di difesa del clima ai summit internazionali, mentre vuole estrarre fino all’ultima goccia del poco petrolio di cui dispone l’Italia e allo stesso tempo metà del Paese è colpita da eventi metereologici estremi” . Il tour “Non è un Paese per fossili” della nave Rainbow Warrior prosegue. Venerdì 17 la nave di Greenpeace farà tappa a Siracusa, dove è previsto, alle 14.30, un incontro con i parlamentari nazionali siciliani per denunciare le ultime richieste di prospezioni per idrocarburi nel Canale di Sicilia. Greenpeace ritiene che il decreto Sblocca Italia sia in realtà uno “Sblocca Trivelle”, che determinerebbe impatti insostenibili sugli ecosistemi marini e al contempo colpirebbe il turismo e la pesca, minacciando le comunità costiere. La “svolta fossile” di Renzi non risulterebbe benefica neppure per l’occupazione e le casse dello Stato: a parità di investimento, le fonti rinnovabili generano molto più lavoro delle fossili, e le royalties previste in Italia per le estrazioni di idrocarburi offshore sono tra le più basse al mondo.