“Caffè Letterario”: continua l’appuntamento domenicale per discutere ed approfondire tematiche di attualità

 “Caffè Letterario”: continua l’appuntamento domenicale per discutere ed approfondire tematiche di attualità

La Campania è seconda in Italia per abbandono scolastico

di Ennio Silvano Varchetta:
Si è svolto un interessante incontro presso il VinCafe’ di Soccavo nell’ambito degli appuntamenti relativi al “Caffè Letterario” del gruppo dei Giornalisti Flegrei.
Dispersione ed abbandono scolastico i temi discussi e dibattuti. La Campania è la seconda regione d’Italia con il più alto tasso di abbandono scolastico, dopo la Sicilia, con una percentuale che supera il 16%. I risultati delle ricerche sono stati presentati a margine dell’incontro “Dalla parte dei ragazzi, contro ogni forma di disagio e devianza giovanile“: nell’ambito degli appuntamenti “Caffè Letterario” una giornata di sensibilizzazione alla legalità con la presenza, fra gli altri, del vicepresidente dell’Ordine regionale dei Giornalisti Mimmo Falco, del direttore del quotidiano Roma Antonio Sasso, del presidente della Stampa Campana GF Claudio Ciotola, di Mario Orlando direttore testata giornalistica Capri Event, di Lorenzo Marinaccio ufficiale dei Carabinieri impegnato nella lotta alla contraffazione monetaria, Mario De Rosa, segretario regionale Confsal-Unsa,
Mario Anepeta, responsabile ufficio stampa Ospedale Pascale, Antonio Grimaldi segreteria Fials provincia di Napoli, Ennio Silvano Varchetta, docente Liceo scientifico Levi Montalcini di Quarto e presidente Ass. L’ElzeViro.
Secondo recenti ricerche l’11,5% dei giovani tra 18 e 24 anni lascia la scuola prima del tempo, ovvero con una percentuale di quasi 2 punti in più della media Ue. Il traguardo fissato dal Consiglio dell’Ue è di arrivare al 9% entro il 2030.
Aumenta, in Campania, il numero degli Elet (Early Leaver from Education and Training), i ragazzi che lasciano la scuola prima dei 16 anni, finiscono in strada, si perdono o sono prede per la delinquenza – afferma Ennio Silvano Varchetta, docente del liceo scientifico Rita Levi Montalcini di Quarto, già coordinatore di progettazioni contro la dispersione scolastica, nel commentare i dati – Come si combatte la dispersione? Con il “welfare culturale”; la prima agenzia educativa e’ la famiglia insieme alla scuola, perché la formazione non serve solo per acquisire un titolo di studio, ma anche per trasmettere valori e senso civico.
L’emergenza sociale si espande a macchia d’olio. Abbiamo scuole diffuse su un territorio ampio, difficili da raggiungere con il solo trasporto pubblico. Nelle istituzioni scolastiche dobbiamo garantire la sicurezza, la sorveglianza per tutti. Siamo un’area ad altissimo rischio di abbandono scolastico. Tanti sono i fattori che incidono: il contesto sociale e culturale, il lavoro, la dimensione degli spazi abitativi, la qualità
dell’insegnamento, una formazione innovativa ed al passo coi tempi. Molte scuole non garantisco il tempo pieno. Purtroppo, non sempre alcuni genitori sembrano apprezzarne i vantaggi formativi ed educativi. Lasciare i figli a scuola significa aprire un orizzonte verso un futuro più consapevole. Il tempo pieno serve, così come tutti gli altri servizi e strumenti a favore dell’emancipazione dell’allievo. Il nostro capitale sociale sono i giovani.
E anche di giustizia minorile e di rischi per i minori si è parlato nel corso della tavola rotonda.
Victor Hugo sosteneva: “chi apre la porta di una scuola, chiude una prigione”. Infine, le domande degli studenti inviate all’associazione hanno stimolato, affascinato e coinvolto gli adulti di riferimento: è nato un dialogo dinamico e costruttivo, fino a stringere con loro una sorta di patto finalizzato ad imparare a guardare le persone negli occhi, cercando di aiutarle ad alleviare dolore e sofferenza. La legalità non è qualcosa di esterno e di lontano. Dobbiamo capire che ogni nostra visione, in realtà, può modificare il concetto sociale rispetto al fenomeno sia della illegalità che della criminalità organizzata. Non buttare una carta a terra può fare la differenza, perché anche le piccole azioni sono proattive ad un modello educativo sociale corretto.
Sul rapporto tra libertà e responsabilità, interviene Claudio Calvino, già magistrato, citando il Codice di Procedura Penale, per dimostrare ai giovani, quanto sia necessario essere consapevoli delle proprie azioni prima dei 14 anni, o tra i 14 e i 16 anni.
«Quando si decide di intervenire con un Decreto Legge, come quello varato recentemente su Caivano, significa che abbiamo, in qualche modo, già fallito, rubando i sogni ai nostri bambini».
«Siate padroni del vostro futuro, proseguite con la scuola e non permettete a nessuno di dominarvi». sottolinea il direttore Sasso.
«Dialogo con gli insegnanti e rapporto sereno con i genitori: il bullismo e la prevaricazione nascono dove c’è silenzio e omertà», evidenzia Mimmo Falco.
«Lo studio è faticoso, ma è  scoperta di mondi nuovi, apre il futuro», chiosa Claudio Ciotola.
«L’abbandono riguarda maggiormente coloro che provengono da situazioni familiari svantaggiate e/o che vivono in territori difficili. Importante il lavoro delle scuole, ma anche delle parrocchie e di tante associazioni», afferma Mario Orlando.
E allora in conclusione cosa bisognerebbe fare per risolvere il problema della dispersione scolastica? «Le strategie per contrastare la Dispersione Scolastica si concentrano su tre principali modalità di sostegno: la prevenzione, l’intervento e la compensazione. È necessario un lavoro sinergico ed è importante evitare che lo studente abbandoni la scuola attraverso azioni mirate a stimolare l’interesse, l’impegno e la partecipazione attiva» rimarca Varchetta che chiude il dibattito augurando successivi incontri per ampliare il dialogo a favore dei giovani per una cittadinanza consapevole e per un futuro sicuro, sereno e sostenibile.

Mario Orlando

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