Cnpr Forum: Trend positivo per i mercati finanziari
Tonelli (Cnpr): “Garantire corretta applicazione dei criteri Esg” Monteverde (Isnec): “Esperti contabili possono essere strategici per le nuove sfide”
“Il 2024 è iniziato in maniera decisamente positiva per i mercati finanziari dopo un 2023 che, fino a ottobre, aveva visto prevalere l’incertezza. Alla base di questo trend positivo ci sono dati economici meno negativi delle attese, in particolare la crescita economica, il che sta alimentando un ritrovato appetito per il rischio di cui sta beneficiando il mercato azionario in primis. Nei prossimi mesi i fattori di incertezza rimarranno, a partire dal quadro geopolitico che si è ulteriormente aggravato, cosa che non pare essere ancora prezzata dai mercati. Inoltre, la revisione al rialzo delle previsioni di crescita economica, in particolare per gli Stati Uniti, sta incidendo sul ciclo di politica monetaria che, dopo aver raggiunto i livelli massimi dei tassi ufficiali, vede soprattutto la Fed temporeggiare nell’avvio del percorso di riduzione dei tassi di interesse, che con buona probabilità taglierà per prima la BCE. Questo sta mettendo pressione ai mercati obbligazionari che dall’inizio dell’anno registrano prezzi in calo. Fattori di incertezza e, con essi, livelli significativi di volatilità caratterizzeranno comunque i mercati nei prossimi mesi, sia quelli obbligazionari – condizionati come detto dalle aspettative sulla politica monetaria – che quelli azionari – condizionati dalle attese sulla dinamica degli utili in un quadro di rallentamento economico e tassi di indebitamento più alti”. Lo ha dichiarato Giuseppe Patriossi (Prometeia Advisor Sim), nel corso del Cnpr Forum speciale sul convegno “Scenari della previdenza e della finanza: nuovi spazi di manovra delle banche centrali e elezioni politiche in Usa e Europa”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca, che si è svolto a Bologna nella sala Imperiale del Royal hotel Carlton.
“La gestione dei portafogli istituzionali italiani si è rivelata matura e consapevole nell’affrontare le forti crisi degli ultimi anni, soprattutto in termini di governance e processi di investimento che, grazie anche ad approcci basati sulla gestione integrata attivo-passivo, hanno contribuito a creare portafogli molto diversificati e resilienti”, ha aggiunto Patriossi. “Dopo oltre dieci anni di tassi zero e portafogli che, in quella fase storica, hanno mantenuto una maggiore esposizione su attivi a maggior profilo rendimento/rischio (per ragioni legate a sfidanti target di redditività degli investitori previdenziali), il 2022 ha consentito agli investitori di rivedere le asset allocation potendo beneficiare del contesto di tassi più alti. Ciò ha consentito di rivedere l’asset mix restituendo un ruolo importante alle classi di investimento obbligazionarie, governative in primis, e profili di rischio tendenzialmente inferiori rispetto al decennio precedente. Gli investimenti sui mercati privati restano una componente significativa nei patrimoni istituzionali, anche per la forte correlazione degli stessi con l’economia reale. Oltre alla conferma del diverso asset mix – alla riduzione dell’immobiliare si è affiancata una maggiore presenza nei portafogli degli investimenti in infrastrutture oltre che in private equity e private debt – ci attendiamo tassi di crescita inferiori rispetto agli ultimi anni, soprattutto sui portafogli delle casse di previdenza che registrano esposizioni in tali classi più vicine alla media europea”.
Sui principali temi di mercato da monitorare è intervenuto Valentino Filippini (Amundi Sgr): “Nel 2023 e nei primi mesi del 2024 abbiamo visto un’economia americana molto resiliente sia in termini di tassi di crescita che di condizioni finanziarie. Allo stesso tempo assistiamo a una riduzione dell’inflazione che ha visto anche piccole battute d’arresto in alcuni settori come quello dei servizi dove la vischiosità rimane abbastanza elevata. L’economia europea ha condiviso, assieme a quella americana, questo processo di riduzione dell’inflazione pur manifestando dei tassi di crescita non virtuosi quanto quelli statunitensi. Dobbiamo poi valutare i rischi geopolitici e delle imminenti elezioni del 2024 e riteniamo che una delle variabili più importanti da monitorare sia proprio lo sviluppo del tasso d’inflazione che determinerà le decisioni delle banche centrali. Basandosi su questo quadro macroeconomico e considerando le attuali valutazioni del mercato, riteniamo che la cosa più importante sia mantenere un approccio di investimento disciplinato con un asset allocation cauta pur non rinunciando a ricercare opportunità di investimento cross asset. Nel mercato americano guardiamo con cautela al settore growth e con più interesse i settori quality e value. Nel mercato europeo più attenzione ai settori ciclici ma quality più conservativi. Per i risky assets di credito riteniamo più interessante il segmento dell’investment grade e, infine, per la duration manteniamo una attitudine positiva su quella americana ed europea mentre siamo più cauti su quella giapponese”.
Un focus sulle banche depositarie è stato illustrato da Olivia Cattaneo (Bnp Paribas): “Il ruolo della banca depositaria è quello di custodire gli asset delle Casse di previdenza e di controllare l’operato della Cassa stessa e dei suoi gestori delegati. Negli ultimi anni il ruolo si sta allargando verso altri servizi. Oltre alla tutela del patrimonio della Cassa queste banche si occupano di rendere più efficienti alcuni processi interni per aumentarne l’efficienza e stanno offrendo servizi allo scopo di ridurre i rischi per le casse di previdenza e di massimizzare il più possibile i rendimenti per gli aderenti. Per il monitoraggio dei rischi le banche depositarie offrono piattaforme apposite che hanno l’obiettivo di misurare le performance e poi aiutano le Casse nella gestione del rischio regolamentare supportandole nell’offrire servizi che possono coadiuvarle nella gestione di continui cambiamenti normativi. Per quanto riguarda l’efficientamento dei rendimenti, i maggiori servizi offerti sono l’ottimizzazione del recupero della fiscalità estera e dall’altro la possibilità di mettere a frutto il patrimonio attraverso un servizio di prestito titoli che permette di avere rendimenti aggiuntivi”.
Le sfide per i portafogli istituzionali sono state illustrate da Nino Mancini (Banca Patrimoni Sella): “Il quadro geopolitico attuale è particolarmente complicato. Il 2024 vede le elezioni europee ed americane con la complicazione dei conflitti in Ucraina e Medioriente che allargano i rischi di volatilità per i mercati finanziari. Tuttavia per i portafogli istituzionali avere un congruo orizzonte temporale con la possibilità di selezionare strumenti finanziari di eccellente qualità per un lungo periodo, è la migliore risposta a quelle che sono le volatilità di breve periodo”.
Di opportunità per gli investimenti nella seconda metà del 2024 ha parlato Patrizia Noè (Credit Suisse Italy – Ubs Group): “I recenti dati sull’inflazione negli Usa hanno sorpreso al rialzo riflettendo alcuni importanti aggiustamenti stagionali così come un recente aumento dei prezzi delle materie prime. Parliamo di una inversione nella tendenza deflazionistica che ha caratterizzato l’ultimo trimestre del 2023 e che ha provocato una forte reazione sui mercati: i tassi d’interesse sono tornati ai picchi registrati alla fine 2023 e l’azionario ha cominciato una fase di correzione. Si è tornati a mettere in dubbio quello scenario virtuoso, conosciuto come ‘goldilocks’ che si basa su combinazione virtuosa tra crescita sostenuta e inflazione in discesa. Nel giro di pochi mesi si è passati dal forte ottimismo di inizio anno, quando in Usa si scontavano sette tagli dei tassi da 25 punti base, all’attuale contesto in cui il mercato ne sconta poco più di uno. Anche i nostri economisti hanno ridotto aspettative su tagli dei tassi, ma rimaniamo convinti che la Fed potrà ridurre il costo del denaro di 50 bps nell’ultimo trimestre dell’anno. Il trend dell’inflazione negli Usa riprenderà il suo percorso virtuoso nei prossimi mesi, convinzione basata sul rallentamento della crescita dei salari, un raffreddamento della dinamica di affitti e prezzi dei beni di consumo che stanno rientrando per effetto del miglioramento registrato nelle catene di approvvigionamento. Per la Bce invece l’obiettivo di politica monetaria è più chiaro, complice un’inflazione in forte calo e una crescita fino ad ora piuttosto anemica: ci aspettiamo quindi una riduzione del costo del denaro di 75 punti base entro fine anno. Sul fronte crescita rileviamo peraltro un diffuso miglioramento dell’attività manifatturiera dopo un lungo periodo di contrazione, uno scenario particolarmente favorevole all’economia europea e ad alcuni mercati emergenti. Il principale elemento di rischio resta quello geopolitico che potrebbe spingere al rialzo il prezzo del petrolio. Nel complesso la discesa dell’inflazione insieme alla crescita che rimarrà solida rappresenta una combinazione macroeconomica favorevole per le azioni e per i settori più ciclici. Ci aspettiamo una buona performance del mercato azionario, con prospettive di guadagno interessanti per Eurozona e dei mercati emergenti. Negli Usa privilegiamo settori legati alla digitalizzazione e all’IA. Questa preferenza geografica si associa alla convinzione che assisteremo a livello settoriale a un miglioramento del profilo della crescita degli utili dei settori più “old economy” come l’industriale, il chimico, l’healthcare nel corso della seconda metà 2024. Le aree più cicliche dei listini, passato il primo trimestre 2024, dovrebbero tornare a crescere e gli utili sono previsti in accelerazione per il resto dell’anno”.
Sulle principali sfide per le banche centrali si è soffermato Paolo Dallera (Eurizon Capital Sgr): “Obiettivo prioritario delle banche centrali è la stabilità dei prezzi, per la Fed anche la piena occupazione. Bce e Fed hanno avviato una poderosa manovra di restrizione monetaria per contrastare l’inflazione, attraverso l’aumento dei tassi ufficiali e una riduzione degli asset nei bilanci allo scopo di drenare liquidità. Anche grazie a questi interventi l’inflazione è così ridiscesa ma i tassi sono ora al di sopra determinando una politica monetaria restrittiva. I banchieri centrali hanno quindi aperto a una loro riduzione. Questa fase di riduzione dei tassi non sarà priva di problemi. L’inflazione mostra ancora qualche resilienza e la crescita è positiva sorprendendo tutte le aspettative. Perché allora tagliare i tassi? Mantenere i tassi su questi livelli rischierebbe di aprire crisi finanziarie in settori particolarmente indebitati. Ulteriore problema che complica lo scenario in cui prendere decisioni è il fatto che non tutte le aree geografiche marciano allo stesso ritmo. L’Europa, che cresce di meno, avrebbe bisogno prima di una riduzione dei tassi. A rendere complicato ancor di più lo scenario ci sono le prossime tornate elettorali del 2024 in Europa e Usa e, soprattutto, i rischi geopolitici dei conflitti bellici. Questi ultimi possono avere contraccolpi negativi importanti creando un rialzo dei prezzi delle materie prime e quelli legati all’energia e bloccare i flussi di approvvigionamento che sarebbero tossici per i mercati. Un fattore positivo però c’è: per la prima volta nel 2024 le banche centrali, avendo rialzato i tassi, hanno spazio di manovra importante per intervenire in caso di tensioni dei mercati. Spazi che non avevano quando i tassi erano vicini allo zero”.
Sul taglio dei tassi di Bce e Fed è intervenuto Nazario Cruciano (Generali Asset Management Sgr): “Dopo un avvio di anno dove ci si aspettava da Fed e Bce un rallentamento del restringimento economico molto più severo, come da attese, nell’ultima riunione la Banca Centrale Europea ha lasciato invariato il livello dei tassi, ma nel complesso la dichiarazione politica aggiornata della Bce ha rappresentato un passo avanti verso il primo taglio dei tassi del ciclo. In particolare, la Bce ha abbandonato la linea che sottolineava la necessità di mantenere i tassi ai livelli attuali per un periodo “sufficientemente lungo”. Ed, è emerso un chiaro nuovo orientamento dovish nella direzione futura dei tassi.
A nostro avviso la Bce può quindi davvero tagliare prima e più velocemente della Fed. I dati europei sono in linea con le aspettative della Bce, quindi la previsione di un taglio a giugno rimane valida. La Bce avrà a disposizione molti più dati e nuove proiezioni a giugno, e solo grandi sorprese nel prossimo mesi potrebbero ritardare il primo taglio dei tassi. L’esuberanza dell’economia statunitense rappresenta sicuramente una sfida per la Bce, ma non dovrebbe impedire un taglio dei tassi prima della Fed.”
L’importanza dell’applicazione dei criteri Esg è stata sottolineata da Maria Vittoria Tonelli, Consigliere d’amministrazione Cnpr: “L’incontro con gli investitori è stato voluto fortemente dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili per tenere sempre sotto monitoraggio gli andamenti dei mercati e per verificare dove i nostri gestori effettuano gli investimenti delle somme affidate loro in gestione. Bisogna capire quali possono essere rendimenti e chiedere che siano indirizzati in prodotti più redditizi e meno pericolosi. Negli ultimi due anni abbiamo insistito sulla corretta applicazione dei criteri Esg, tanto è vero che nei nostri report sono sempre presenti le valutazioni degli indici di sostenibilità indispensabili per una corretta e proficua remunerazione del capitale che dobbiamo garantire per poter pagare le pensioni future ai nostri colleghi”.
Le conclusioni sull’incontro con i gestori delegati sono state affidate a Nunzio Monteverde, presidente Istituto Nazionale Esperti Contabili: “Il nostro istituto ha tra le sue mission prioritarie lo studio e l’approfondimento dei temi finanziari che interessano gli investimenti. Un lavoro che assume particolare importanza in questo momento storico dove le crisi internazionali generate dai conflitti in Ucraina e Medio Oriente hanno un peso in tutto il mondo della finanza. Finora i mercati hanno retto bene all’impatto delle tante incertezze ma è innegabile che ne risentano. L’incontro con i gestori delegati non solo consente di fare chiarezza e di analizzare gli scenari futuri per ciò che riguarda gli investimenti ma, al tempo stesso, consente di aprire uno spaccato interessante sul mondo della finanza a chi non lo conosce approfonditamente. Per questo puntiamo sulla formazione e sull’informazione dedicata ai giovani valorizzando la figura dell’esperto contabile anche come esperto di finanza riscontrando grande attenzione nei confronti di questa nuova professione”.