La micro ricettività cresce: l’home staging è il segreto per aumentare il giro d’affari

 La micro ricettività cresce: l’home staging è il segreto per aumentare il giro d’affari

In Italia questa è stata un’estate d’oro per Airbnb, il più celebre fra i portali per affittare a breve termine una casa o una stanza. Airbnb ha fatto sapere che fra il 1° giugno e il 31 agosto il nostro Paese è stato la terza meta più gettonata fra gli utenti: oltre tre milioni hanno soggiornato in Italia, in uno degli oltre 200mila alloggi disponibili sul portale. Poi, da sempre, ci sono coloro che intraprendono una vera e propria attività: nel 2016 l’Istat ha censito oltre centomila strutture tra appartamenti in affitto e bed and breakfast. «La micro ricettività è sempre più sotto i riflettori, un volano per il turismo nel nostro paese e un’importante opportunità per mettere a reddito immobili fermi sul mercato. È ora di esserne consapevoli e di portare professionalità nel settore» affermano Fosca de Luca e Michela Galletti, presidente e vicepresidente dell’associazione nazionale Home Staging Lovers, che riunisce un centinaio di esperti di home staging, o valorizzazione immobiliare: ossia quell’insieme di tecniche per presentare al meglio un immobile sul mercato.

L’home staging in genere si concentra sulle case in vendita, “mettendole in scena” con interventi mirati per renderle attraenti agli occhi degli acquirenti. Ma vista la vocazione turistica del nostro Paese, sono sempre di più gli affittuari italiani che richiedono l’intervento di un home stager per attirare un target particolare, quello dei turisti, soprattutto stranieri.

«Trasformare un immobile in una struttura in grado per prima cosa di spiccare fra una miriade di annunci, e poi offrire ai clienti un’esperienza soddisfacente sotto ogni aspetto, richiede competenze che non si improvvisano» spiegano dall’associazione, che nella prossima assemblea nazionale in programma il 25 novembre a Bologna dedicherà uno spazio proprio alla micro ricettività, e che promuove in varie città d’Italia scuole di home staging con corsi specifici sull’argomento.

«Marketing, interior design e fotografia formano il mix di competenze con cui un home stager sa cambiare volto ad abitazioni anonime e poco valorizzate per renderle competitive sui portali di hosting –spiegano de Luca e Galletti–. Si parte da un’analisi dell’immobile, del mercato e della clientela di riferimento, cioè i turisti di ogni nazionalità. Poi si studia come valorizzare i punti di forza della casa, dettagli tipici del territorio che soprattutto agli occhi degli stranieri possono diventare elementi di charme e personalità, e si lavora su funzionalità e comfort. Nel servizio è compreso un album fotografico professionale, perché le immagini sono la prima cosa che colpisce chi cerca una sistemazione turistica sul web».

Rispetto all’home staging classico per le case in vendita, dove l’allestimento è temporaneo, tempi e costi di intervento diventano più importanti, ma comunque contenuti: «Nel caso di immobili destinati alla micro ricettività interventi e arredi sono permanenti, quindi il lavoro dell’home stager è quello di ricercare e proporre ai proprietari gli elementi che poi installerà» precisano de Luca e Galletti.

La giusta illuminazione, un colore nuovo per una parete, un mobile che acquista nuova vita se ridipinto, tanti accorgimenti che aumentano il senso di relax e accoglienza, ricordano de Luca e Galletti: «Sono i piccoli dettagli che fanno la differenza e che solo un occhio esperto sa cogliere».

 

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