Francesco Paolo Botti chiude il ciclo dei Percorsi leopardiani della Federico II
Per Leopardi la poesia è cosa muscolare, energica ed energetica. Sin dagli scritti giovanili, il grande poeta di Recanati viene elaborando una concezione poetica basata sui valori materiali dell’immaginazione, sull’influsso che essa ha sul corpo. Questo è il motivo per cui la poesia è sempre esistita e sempre esisterà: perché attraverso la creazione di immagini mentali induce l’uomo a visualizzare condizioni diverse della realtà, e a mettersi in rapporto con quelle. Visionario è dunque il lettore, non il poeta, che funziona da “semplice” attivatore di un processo psichico profondo. Da qui viene la salute, il senso di forza e al tempo stesso di grazia che la poesia sa trasmetterci anche quando affronta i temi più tragici.
In questo sistema ci conduce, il 9 aprile, Francesco Paolo Botti, professore di Letteratura italiana e noto studioso dell’opera del poeta di Recanati, che parlerà di ‘Poesia come energia: sul lavoro poetico di Leopardi’.
Dopo aver incontrato Ippolita di Majo, sceneggiatrice del film di Martone, Paola Zito, professoressa di Biblioteconomia ed esperta degli autografi leopardiani, e Matteo Palumbo, professore di Letteratura italiana, Francesco Paolo Botti, con il suo intervento, chiude il ciclo di conferenze ‘percorsi leopardiani’ dedicato alla poesia di Giacomo Leopardi all’interno della cornice di F2 Cultura, il progetto culturale dell’Università Federico II.
L’incontro si terrà alle 16 di giovedì 9 aprile 2015 presso l’Aula Piovani del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Federico II in via Porta di Massa 1. L’ingresso è libero.