Pizza nella lista Unesco, un business da 10 miliardi di euro

 Pizza nella lista Unesco, un business da 10 miliardi di euro

Via libera della Commissione italiana Unesco all’iscrizione della pizza nella lista Unesco del patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Lo rende noto la Coldiretti al termine di una intera giornata di mobilitazione nel sottolineare che la decisione è stata assunta dalla Commissione Italiana Unesco riunita a Roma sotto la presidenza del Prof. Giovanni Puglisi al quale erano state consegnate 300mila firme raccolte da parte della Coldiretti insieme all’Associazione Pizzaiuoli Napoletani e alla fondazione UniVerde dell’ex ministro dell’Agricoltura Alfonso Pecoraro Scanio a sostegno della campagna lanciata sulla piattaforma Change.org. “Il riconoscimento dell’Unesco ha un valore straordinario per l’Italia che è il Paese dove più radicata è la cultura alimentare e la pizza rappresenta un simbolo dell’identità nazionale”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che ”quando un prodotto diventa globalizzato il rischio è che se ne perda l’origine ed è proprio il caso dell’arte della pizza”. Il riconoscimento dà valore ad una tradizione sostenibile, attenta alla naturalità, che parla di materie prime povere e d’ingegnosità umana, di genialità di donne e uomini che volevano trovare modi gustosi e sostanziosi per nutrire le proprie famiglie e la propria comunità. Con il riconoscimento della pizza come patrimonio dell’Unesco si tutela un business che solo in Italia ha raggiunto i 10 miliardi di euro, nelle circa 63mila pizzerie e locali per l’asporto, taglio e trasporto a domicilio dove lavorano complessivamente oltre 150mila persone. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti a commento del via libera della Commissione italiana Unesco all’iscrizione della pizza nella lista Unesco del patrimonio culturale immateriale dell’umanità, a sostegno del quale sono state 300mila le firme raccolte da parte della Coldiretti insieme all’Associazione Pizzaiuoli Napoletani e alla fondazione UniVerde dell’ex ministro dell’Agricoltura Alfonso Pecoraro Scanio. Ogni giorno solo in Italia si sfornano circa 5 milioni di pizze per un totale di un miliardo e mezzo all’anno anche se – sottolinea la Coldiretti – i maggiori “mangiatori” sono diventati gli Stati Uniti che fanno registrare il record mondiale dei consumi con una media di 13 chili per persona all’anno, quasi il doppio di quella degli italiani che si collocano al secondo posto con una media di 7,6 chili a testa. Con la decisione della Commissione italiana Unesco di candidare l’ “Arte dei Pizzaiuoli Napoletani” inizia un negoziato internazionale che – continua la Coldiretti – coinvolgera’ 163 Stati con valutatori indipendenti che saranno chiamati ad esaminarla per decidere entro il 15 novembre 2016 se iscriverla nella lista Unesco del patrimonio culturale immateriale dell’umanità”. “Ora l’impegno si sposta a livello internazionale per difendere e tutelare un prodotto simbolo dell’identità nazionale conosciuto in tutto il mondo””, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che ”quando un prodotto diventa globalizzato il rischio è che se ne perda l’origine ed è proprio il caso dell’arte della pizza”. L’arte della pizza – riferisce la Coldiretti – sarebbe il settimo “tesoro” italiano ad essere iscritto nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco, che comprende a livello mondiale 348 elementi iscritti. L’elenco tricolore comprende anche l’Opera dei pupi (iscritta nel 2008), il Canto a tenore (2008), la Dieta mediterranea (2010) l’Arte del violino a Cremona (2012), le macchine a spalla per la processione (2013) e la vite ad alberello di Pantelleria (2014). Accanto al patrimonio culturale immateriale, l’Unesco – continua la Coldiretti – ha riconosciuto nel corso degli anni anche un elenco di siti, e proprio l’Italia è lo stato che ne vanta il maggior numero a livello mondiale, ben 50. Significativamente pero’ – evidenzia Coldiretti -, gli ultimi elementi ad essere iscritti negli elenchi fanno riferimento al patrimonio agroalimentare made in Italy, a testimonianza della sempre maggiore importanza attribuita al cibo, non a caso scelto come tema simbolo dell’Expo 2015. Il 26 novembre 2014 a Parigi l’Unesco – ricorda la Coldiretti – ha dichiarato la pratica agricola della coltivazione della vite Zibibbo ad alberello, tipica di Pantelleria, patrimonio culturale immateriale dell’umanità. E’ la prima pratica agricola al mondo a conseguire il prestigioso riconoscimento. Dall’uva Zibibbo si ricava non solo il vino Zibibbo secco, ma anche il pregiato moscato di Pantelleria. L’ultimo sito italiano ad essere stato inserito (22 giugno del 2014, a Doha in Qatar) è – rileva Coldiretti -, il paesaggio vitivinicolo del Piemonte. Monferrato, Langhe e Roero coprono il 90 per cento della produzione vinicola del Piemonte, che è complessivamente pari a circa tre milioni di ettolitri di vino l’anno con un fatturato sui 335 milioni di euro con il 60 per cento dell’intera produzione che è esportato in Germania, Gran Bretagna, Francia, Svizzera e Stati Uniti. Infine il 16 novembre 2010 a Nairobi, in Kenya l’Unesco ha iscritto la Dieta Mediterranea nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’Umanità. Si tratta di “un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio alla tavola, tra cui la coltivazione, la raccolta, la pesca, la conservazione, la trasformazione, la preparazione e, in particolare, il consumo di cibo”. La dieta mediterranea – sottolinea Coldiretti – è caratterizzata da un modello nutrizionale che è rimasto costante nel tempo e nello spazio, i cui ingredienti principali sono olio di oliva, cereali, frutta e verdura, fresche o secche, una parte moderata di pesce, prodotti lattiero-caseari e carne, numerosi condimenti e spezie, il tutto accompagnato da vino o infusioni, sempre nel rispetto delle convinzioni di ogni comunità. La candidatura dell’arte della pizza – conclude la Coldiretti – è stata sostenuta dalle firme di esponenti politici tra i quali: Maurizio Martina, Ministro delle Politiche Agricole, Stefania Giannini, Ministro dell’Istruzione; Gianluca Galletti, Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare; Giuseppe Castiglione, Sottosegretario al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali; Nicola Zingaretti, Presidente della Regione Lazio; Mario Oliviero, Presidente della Regione Calabria; Sergio Chiamparino, Presidente della Regione Piemonte e della conferenza Stato-Regioni; Roberto Maroni, Presidente della Regione Lombardia; Rosario Crocetta, Presidente della Regione Siciliana, Piero Fassino, sindaco di Torino e Presidente Anci; Federico Pizzarotti, Sindaco di Parma; Enzo Bianco Sindaco di Catania, Nunzia De Girolamo, capogruppo NCD alla Camera, Loredana De Petris, Presidente del gruppo misto – Sel al Senato; Vittorio Sgarbi, Assessore dei Verdi al comune di Urbino; Massimo Bray, ex Ministro dei Beni e delle attività culturali; Michele Valensise, Segretario generale del Ministero degli Affari esteri e Sebastiano Cardi, Ambasciatore italiano presso le Nazioni Unite. Il Segretario generale della CEI Nunzio Galantino ed anche giornalisti come Alberto Bilà; Alessandro Cecchi Paone; Daria Bignardi; Emilio Casilini; Luciano Pignataro; Luigi Vicinanza; Oliviero Beha e Roberto Arditti. Hanno sostenuto la petizione anche il regista Gabriele Muccino; Oscar Farinetti, Fondatore di Eataly; Carlo Petrini, Fondatore di Slow food, Rosario Trefiletti, Presidente Federconsumatori Fulco Pratesi, Fondatore e Presidente onorario WWF Italia, il cantautore Renzo Arbore; l’attrice Luciana Littizzetto, Gabriele Muccino, Regista, Ilary Blasy; Jimmy Ghione; Eugenio Bennato; Frank Carpentieri di Made in Sud Giorgio Panariello. Tra gli sportivi i calciatori Toto’ di Natale, Fabio Quagliarella ma anche l’intera squadra del Pisa . La petizione è stata lanciata anche a Londra e a New York ottenendo la firma di Lidia e Joe Bastianich, Bud Spencer e Natalia Quintavalle, Console generale dell’Italia a New York.

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