Suicidio detenuto e commenti su facebook, riammessi in servizio i poliziotti sospesi: nota del SAPPE

 Suicidio detenuto e commenti su facebook, riammessi in servizio i poliziotti sospesi: nota del SAPPE

“Apprezzo che l’Amministrazione Penitenziaria ha raccolto anche le nostre sollecitazioni e ha quindi finalmente revocato la sospensione dal servizio per i 16 appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria che, su facebook, scrissero giudizi e commenti inqualificabili per la morte suicida di un detenuto di Milano Opera. Il provvedimento di sospensione dal servizio, disposto dal DAP su sollecitazione del Ministro della Giustizia Andrea Orlando, era infatti abnorme e sbagliato ancorchè formalmente irregolare. Quelle frasi erano e sono da censurare “senza se e senza ma”, ma un percorso disciplinare ha regole e procedure da rispettare che, nel caso specifico, non sono state affatto osservate. Bene, dunque, la riammissione in servizio dei poliziotti. Ora si avvii una inchiesta disciplinare serena e senza pregiudizi che garantisca il diritto alla difesa”.
Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, commentando la revoca dei provvedimenti di sospensione dal servizio nei confronti di alcuni appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, autori, su sociale network, di messaggi al suicidio di un detenuto a Milano Opera.
“Ripeto. Quelle sono state frasi stupide e commenti gravi. Ma sospendere dal servizio un poliziotto, senza un percorso disciplinare che preveda contestazione e difesa, è fuori dalle norme previste ed è un’anomalia senza alcuna legittimità che l’Amministrazione Penitenziaria non ha mai adottato”, prosegue il leader del SAPPE. Che non risparmia critiche al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria: “Con quei provvedimenti, eccessivi, il DAP ha dimostrato ancora una volta di essere incapace di gestire situazioni critiche, tant’è che, invece di cercare di capire le cause di certi fenomeni (ancorchè gravi) ha pensato solo a reagire in maniera eclatante e sproporzionata, al solo scopo di evitare ogni assunzione di responsabilità”.
“Lo conferma il fatto che si sono affrettati a diramare in tutte le carceri ed in tutti i Comandi di Polizia una lettera circolare – quantomeno intempestiva – contenente alcune “precisazioni sull’uso dei social network da parte dei dipendenti – tutti! – dell’Amministrazione”. Disposizione emanata solo dopo che il clamore mediatico che hanno avuto quelle frasi e quei commenti! Lo ribadisco: il suicidio di un detenuto è sempre – oltre che una tragedia personale e familiare – una sconfitta per lo Stato. Ci vuole il massimo rispetto umano, cristiano, istituzionale. Ma l’inchiesta disciplinare che si dovrà ora avviare sia serena e senza pregiudizi”.

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