Vomero in lutto per la morte del decano dei commercianti
“ Una notizia che ha destato profonda commozione e cordoglio tra i tanti vomeresi che come me lo conoscevano da sempre – afferma Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari -. Mi riferisco alla morte di Vincenzo Cimmino, più conosciuto come il fioraio di via Scarlatti, deceduto a 89 anni, dopo una vita dedicata al suo negozio di fiori oltre che alla sua numerosa famiglia “.
“ Fino a pochi mesi fa – ricorda Capodanno -, prima, che venisse destinato ad una nuova attività, lo si vedeva ogni giorno, seduto su una panchina, posta dinanzi al vecchio negozio, oramai vuoto, dove passava la sua giornata, spiegando ai tanti amici che lo sostenevano le sue ragioni, e continuando a vendere i suoi fiori, in mostra dinanzi all’ingresso chiuso “.
“ Poi – continua Capodanno -, quando con l’apertura del nuovo esercizio era forse tramontata per sempre anche la residua speranza che avrebbe potuto continuare a vendere fiori, è scomparso e con lui è scomparsa anche la panchina sulla quale si sedeva, per fare posto all’ennesimo gazebo con tavolini e sedie “.
“ Una vicenda che fini anche alla ribalta delle cronache, quando, alla fine del maggio 2010, a ragione degli elevati costi di gestione, Vincenzo Cimmino non poté più continuare l’attività nell’esercizio che lo aveva visto, per tanti lustri, vendere fiori e piante ai vomeresi – prosegue Capodanno -. Era l’ultimo dei “commercianti storici” di quella strada, dove negli anni precedenti avevano chiuso tante altre attività che avevano reso famoso, per tutto il secolo scorso, l’intero quartiere, richiamando numerosi acquirenti da tutta la Città e dalla Provincia “.
“ All’epoca – puntualizza Capodanno – evidenziai l’impegno e la passione esemplare che quest’uomo, alla sua età avanzata, dimostrò, quale attaccamento al proprio lavoro, con una mia personale testimonianza, attraverso un comunicato che ripropongo, in una alla foto che lo accompagnava “.
Un raro esempio di attaccamento al lavoro e alla propria attività di un uomo che, in considerazione dell’età, potrebbe godersi la pensione per quanto esigua, viene dal Vomero, il quartiere collinare del capoluogo partenopeo, un quartiere noto per i suoi oltre 1.600 esercizi commerciali concentrati su di un territorio di circa due chilometri quadrati. “ Un settore in continua evoluzione, con negozi che chiudono ed altri che aprono immediatamente al loro posto, con una frequenza tale da far impallidire un camaleonte, che pure è capace di cambiare il colore della pelle dal giorno alla notte – sottolinea Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari -. La tenacia di quest’uomo andrebbe premiata e dovrebbe essere d’esempio a tanti, giovani e meno giovani “.
“ Da quando alla fine del maggio scorso è stato privato del negozio, posto al centro dell’isola pedonale di via Scarlatti e che aveva ospitato la sua bottega di piante e fiori per quasi ottant’anni – afferma Capodanno – ogni giorno si è recato presso il suo vecchio esercizio, rimanendo da mattina a sera seduto su di una panchina nei pressi, rispondendo alle tante domande dei passanti, molti dei quali suoi clienti da lustri, meravigliati per l’improvvisa chiusura “.
“ Poi la decisione improvvisa- continua Capodanno – che lo riporta presumibilmente alla primordiale attività di ambulante, con fiori e piante posti sul marciapiede antistante all’esercizio chiuso, sul quale continua a campeggiare la vecchia insegna “.
“ Una trasformazione quella del settore commerciale vomerese che ha subito una notevole impennata negli ultimi anni – prosegue Capodanno -. Al posto delle botteghe artigianali e di esercizi commerciali di vecchie tradizionali famiglie vomeresi, che si trasmettevano di padre in figlio, sono arrivate attività di ogni tipo, principalmente banche, negozi di telefonia, ma anche molti megastore, sia nel settore alimentare che dell’abbigliamento, che hanno dato il colpo di grazia al piccolo commercio al dettaglio “.
“ Un’occasione questa – sottolinea Capodanno – per sollecitare ancora una volta la Regione Campania a varare una legge per le antiche botteghe del capoluogo partenopeo, che stanno chiudendo a ragione degli elevati costi di gestione, a partire dai canoni di locazione che sono aumentati a dismisura “.