Bancarotta alla Castellammare di Stabia Multiservizi: 4 misure cautelari

 Bancarotta alla Castellammare di Stabia Multiservizi: 4 misure cautelari

Nella mattinata odierna, su delega della Procura della Repubblica di Torre Annunziata i militari della Compagnia della Guardia di Finanza dì Castellammare di Stabia. coadiuvati da colleghi di altri reparti, hanno eseguilo quattro ordinanze applicative della misura cautelare della custodia in carcere, emesse dall’ufficio G.I.P. del guardia-di-finanza-1Tribunale oplontino (su conforme richiesta della Procura) nei confronti di quattro persone tutti indagati per i reati di bancarotta fraudolenta (anche societaria), corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e peculato e taluno anche di omesso versamento di tributi, commessi durante la gestione della società, a totale partecipazione pubblica. Castellammare di Stabia Multiservizi S.p.A., affidatami della gestione del servizio rifiuti. Baldassarre Monica, commercialista originaria di Chicli, era stata nominata dall’ex sindaco amministratore unico in data 18.10.2010. a seguito delle dimissioni dell’ing. Mauri/io Di Stefano. Franco Rossi, anch’egli originario di Chicli, veniva nominato, dall’ex sindaco, amministratore in data 28.04.2011. a seguito delle dimissioni della Baldassarre, la quale il giorno seguente veniva nominala dal primo direttore generale della società, carica rivestita fino al 14.01.2014. Questa alternanza di ruoli ha rappresentato uno degli snodi fondamentali della ricostruzione della vicenda, in quanto è stato accertato che la Baldassarre non ha mai perduto l’effettivo “comando” della partecipala, continuando di fatto a gestirla in prima persona con pieni poteri decisori. continuando a intrattenere i rapporti con gli istituti di credito, in contrasto con quanto indicato nel suo contralto. Questo assetto di comando ha permesso alla Baldassarre ed al Rossi di sottrarre dalle casse della Multiservizi (appropriandosene in Guardia-di-Finanzaprima persona o favorendo soggetti terzi) oltre 450.000 euro (senza tener conto delle somme di seguito indicate di cui hanno beneficiato il Mannelli e il De Vita e senza tener conto degli emolumenti istituzionali percepiti). Per il Rossi e la Baldassarre. inoltre, si ritengono consumati reati tributar! (per omesso versamento dei tributi) e il reato di bancarotta documentale, sia in relazione all’anno 201 I. che all’anno 2012: in quest’ultimo caso per la sottrazione e l’occultamento delle scritture contabili della società, di cui allo stato non vi è traccia. La costante sottrazione dei fondi della Mulliservi/i al pagamento delle imposte ha fatto sì che gran parte del passivo fallimentare consista in una debitoria milionari a nei confronti di Equitalia. Felice Mannelli e Francesco De Vita sono stati nominati, anch’essi dall’ex sindaco nella stessa data, il 30.09.2010: il Mannelli come consulente del sindaco in materia societaria con previsione di un compenso pari a fc\; De Vita Francesco, come coordinatore tecnico della Cabina di regia, organo collegiale istituito con delibera di Giunta comunale, con previsione di un compenso pari a 6. 180.000 annui, oltre un rimborso spese (fatti per i quali è in corso di svolgimento il dibattimento di I grado). Secondo le indagini condotte, in poco più di un anno e mezzo il De Vita ha lucrato illecitamente oltre 900.000 Euro. Al Mannelli si imputa di aver percepito guardia_finanzasenza titolo oltre 6. 150.000, al di fuori del compenso, fissato in €. 50.000. per il suo incarico di consulente del comune, per la medesima attività (consulente per le partecipate stabiesi). In definitiva. Mannelli è stato contemporaneamente, consulente dell’ente locale, ma pagato – senza titolo anche dalla Multiservizi S.p.A., e De Vita Francesco incaricato al comune (cabina di regia), alla S.I.N.T. e alla Multiservizi. tra l’altro percependo compensi da migliaia di euro; compenso decisamente sproporzionato, ove si consideri che il precedente legale della Multiservi/i percepiva €. 3.600 all’anno, in base a una formale convenzione stipulata nel 2008 e che il Comune di Castellammare di Stabia. era stato dichiaralo, già dal 2009, ente strutturalmente deficitario. Monica Ba’dassare e Franco Rossi, con la piena partecipazione di Francesco De Vita e di Felice Mannelli, hanno condotto la Miiltiscrvi/.i al fallimento (dichiaralo dal Tribunale di Torre Annunziata il 20.02.2014). nella consapevolezza dello stato “comatoso” dei suoi conti e della loro stessa inerzia nel porre in essere attività volte al rilancio della partecipata. Basti pensare che il passivo fallimentare ammonta ad oltre 20 milioni di euro. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata e delegate ai Finanzieri della Compagnia di Castellammare di Stabia, venivano avviate a seguito di una denuncia sporta in data 19.12.2013 dal sindaco del Comune di Castellammare di Stabia. corredata da n. 52 allegati riguardanti i fatti gestionali della Caste/laminare di Stabia Mu/tiservi-i S.p.A,, di cui il Comune è socio unico. Le investigazioni hanno consentito di accertare una vera e propria opera di spolpamento della società, scientemente ordita a partire dall’ottobre del 2010 e con la successiva operazione di fusione con FA.S.M., in gran parte portata a compimento attraverso un mosaico di consulenze e di incarichi non solo in violazione di legge, ma fittizi e frutto di accordi corruttivi. in alcuni casi addirittura doppiati e triplicali. Ed ancora, un piano di risanamento – mai rinvenuto in società – per il quale venivano erogati compensi sia al Mannelli che alla Sistemi Locali s.r.L, senza che fosse stata svolta alcuna attività trattandosi, letteralmente, di elaborati “doppione”, totalmente sovrapponiteli. Gli accertamenti disposti dalla Procura della Repubblica ed eseguiti dai militari della Guardia di Finanza hanno consentito di accertare la strategia criminal e e il ntodus operandi degli indagati: un mosaico di incarichi fasulli per pagamenti esorbitanti, che la Multiservizi, nelle persone della Baldassarre e del Rossi, eseguiva in favore di soggetti solo in parte o all’apparenza destinatari degli incarichi e dei pagamenti medesimi, seguiti a breve distanza temporale da fatture e pagamenti “incrociati” tra le società in questione (talora in assenza finanche di un formale atto di
conferimento). Non sono state fornite dagli indagati (e dagli altri soggetti ascoltati durante le investigazioni) giustificazioni alle fatture esibite principalmente intestate allo studio legale di De Vit a Francesco e allo studio professionale della Baldassarre; in altre parole: solo fatture, nessuna prestazione o attività che avrebbero dovuto giustificare l’emissione delle fatture medesime e i pagamenti ricevuti. A tanto deve aggiungersi che nell’affidamento di incarichi e consulenze (la maggior parte fìttizi) i vertici societari hanno deliberatamente e reiteratamente violato la normativa vigente già a partire dal 2007 (L. 244/07 – finanziaria per il 2008). inequivocabilmente tesa al perseguimento degli obiettivi di riduzione dei costi della pubblica amministrazione e, più in generale, del contenimento della spesa pubblica, dettando disposizioni decisamente restrittive, volte a porre un freno agli sprechi anche in un’ottica di efficienza degli apparati amministrativi. Nella vicenda in esame, in particolare, sono state pretermesse le regole dettate dalla Legge n. 133 del 6.08.2008 (di conversione del d.l. n. 11 2 2008). nonché dalla Legge n. 102 del 3.08.200″ (di conversione del d.l. n. d.l. 1° 78/2009) e dalla Legge n. 122 del 30.7.2010 (di conversione del d.l. n. 78 10). Parimenti. è stato violato il D.Lgs. 163/2006 (Testo Unico in materia di appalti di lavori, servizi e forniture), cui la Multiservizi è soggetta, attesa la sua natura pubblica per l’interesse pubblico che persegue, gestendo un servizio pubblico essenziale. Nel delineare l’ambito di applicazione della normativa in esame, infatti. Kart. 3 commi 26 e 28 espressamente individua gli “organismi di diritto pubblico” e le “imprese pubbliche”, in cui certamente si inserisce la Multiservizi. Baldassarre e il Rossi, dunque, avrebbero dovuto espletare, per conferire incarichi e consulenze esterne, procedure comparative, come dettate dagli artt. 6 comma 7 e 35 comma 3 del D.lgs. 165/01, a cui rimanda i l citato ari. 18 L. 133/08. Negli stessi termini ha concluso il curatore fallimentare, nella II Relazione ex art. 33 l.f., il quale in merito all’affidamento dei servìzi ha concluso “Allo slalo, sulla base dei documenti rinvenuti, non risulta che tale attività fosse regolarmente svolta, né risulta, per quanto attiene agli affidamenti dei servizi, con particolare riferimento a lineili legali, finanziari, assicurativi, di contabilità, di revisione dei conti e di tenuta delle scritture contabili, nonché per i servizi dì consulenza gestionalc e affini, che la società abbia operato nel rispetto della normativa ivi prevista “. Durante la gestione Baldassarre e Rossi tutti gli incarichi sono stati affidati mi personatn, senza predisposizione di avviso pubblico o procedura valutativa .Si ritiene che le transazioni, del tutto fìttizie e simulale, hanno costituito lo stratagemma utilizzato dal De Vita (e dai suoi compiici), da una lato, per placare nell’immediatezza i creditori con l’illusione di un pagamento in via bonaria, facendoli desistere da iniziative giudiziali che avrebbero fatto venire alla luce lo stato di irreversibile crisi in cui, già a partire dalla fusione, versava la società: dall’altro, per giustificare gli emolumenti percepiti, creando l’apparenza di una poderosa attività legale, giudi/iale e stragiudiziale, tale solo sulla carta ma in realtà inconsistente, per maggiorare i suoi compensi. Le azioni delittuose, innanzi descritte, sono state portate ad esecuzione nonostante i dirigenti comunali avessero più volte sollecitato i vertici societari al rispetto della normativa che poneva divieti, limitazioni e vincoli ad assunzioni, incarichi, consulen/e e affidamenti di appalti, servizi e forniture, chiedendo altresì una serie di atti, che non venivano resi. Le risultanze delle verifiche disposte (accertamenti bancari e patrimoniali, tesi a risalire al destinatario dei pagamenti e alla causa degli stessi, perquisizioni e sequestri, operazioni di intercettazione telefonica) hanno consentito di accertare che, dall’ottobre 2010 all’ottobre 2013. è stata posta in atto, dai vertici societari, un sistematica e preordinata azione di annientamento della partecipata, avendo il Rossi e la Baldassarre letteralmente “spallilo” con i consulenti il denaro. cagionando il collasso della Multiservizi. Altro passaggio cruciale delle investiga/ioni, è costituito dall’operazione di fusione tra l’ASM (altra partecipata comunale e la Mulliservizi). in realtà mero schermo formale mediante il quale gli indagati hanno materializzato il loro progetto illecito, scientemente portato ad esecuzione, dì completo annientamento della partecipata comunale. Dalla ricostruzione dei farti è emerso, infatti, che gli incarichi conferiti per l’operazione di fusione sono stati fraudolentemente simulali. Il pesante compendio indiziario raccolto, costituito da plurimi, precisi, univoci e convergenti elementi di riscontro, sia di natura dichiarativa che documentale, porta a ritenere che le condotte – di sì grave entità, anche per la loro significativa reiterazione e sistematicità tenute da Monica Baldassarre, Francesco De Vita, Felice Mannelli (nonché da Franco Rossi unitamente agli altri indagati), non siano frutto di occasionali accordi delittuosi ma di un programma, in origine, finalizzato alla spartizione del denaro della Multiservizi.

 

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