Ospedale di Nola. Le criticità rilevate dall’onorevole Beneduce

 Ospedale di Nola. Le criticità rilevate dall’onorevole Beneduce

NOLA. “Nella sanità occorre una svolta. Basta con le passerelle, le inaugurazioni e gli annunci. Bisogna conoscere flora-beneducele criticità di ogni nosocomio e lavorare per risolverle”.
Flora Beneduce, consigliere regionale della Campania e componente della commissione consiliare permanente che si occupa di Sanità e sicurezza sociale, è ancora più determinata ad avviare il cambiamento, dopo la visita agli ospedali riuniti dell’area nolana.
“Con l’ospedale di Nola, è iniziato il mio tour negli ospedali della provincia di Napoli. Ho constatato l’importanza dell’osservazione diretta per la comprensione dei problemi. Ho visto il degrado della struttura e le difficoltà di medici, primari e operatori sanitari tutti impegnati in un lavoro di corsia estenuante. Ho toccato con mano la carenza delle apparecchiature e l’inadempienza di procedure burocratiche, che inibiscono il funzionamento di un reparto – destinato alla rianimazione – costruito nove anni fa e mai divenuto operativo. Intanto i posti in barella sono tanti quanti quelli nelle stanze di degenza. Per il nosocomio di Nola, il piano attuativo aveva previsto 180 posti letto. Attualmente ne sono 120, forse anche meno. E il motivo è legato allo spazio, assolutamente insufficiente. È stato sconcertante notare come l’utenza che afferisce all’area nolana, 600mila cittadini residenti in circa 70 comuni, possa contare solo su due sale operatorie, a fronte di un piano che ne prevede almeno quattro. Eppure, non posso non constatare che qualche nicchia di eccellenza pure esiste, come l’emodinamica, con attrezzature all’avanguardia che dovrebbero entrare in funzione entro l’anno. E’ impensabile che il 27 agosto sia stato inaugurato un Pronto soccorso, tra i plausi ed entusiasmi, ma non siano state approfondite le difficoltà di questo ospedale. Non si può non guardare nelle ferite di un ospedale che non riesce a prestare servizi adeguati all’utenza e non ascolta il malcontento del personale. Per tutelare il diritto alla salute, bisogna conoscere la prima interfaccia con i cittadini, gli ospedali. Sono qui per evidenziare i disagi e cercare di risolverli, ponendo in primo piano una profonda revisione del piano attuativo. Il nuovo piano ospedaliero regionale dovrà tener conto delle esigenze specifiche di ciascun territorio e la programmazione dovrà essere affidata a chi meglio lo conosce ed è stato individuato dai cittadini come propria espressione”.

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