Convegno al Liceo Fermi: contro la violenza sulle donne
Un liceo in perfetta sinergia d’intenti con l’Associazione comunale aversana contro la violenza di genere, Noemi, appositamente lì presente. Quale il filo conduttore? Sensibilizzare le scuole verso questo tipo di problematica ed indurre le ragazze a potersi affidare a tali articolate strutture presenti sul territorio. La diffidenza costituisce l’arma inibitoria. La vergogna, la paura che si sappia e che si venga comunque scherniti. Bisogna a tutti i costi rompere i lacci omertosi; in questo l’Amministrazione aversana guidata dal sindaco Giuseppe Sagliocco lancia il suo imprimatur. Una cittadina progredisce se si ha l’arguzia d’intendere un lavoro di rete e di cooperazione, senza nulla togliere le peculiarità dei singoli. Cosa c’è allora di meglio che farsi conoscere negli ambiti scolastici, comprendere appieno le problematiche e proporsi a completa disposizione dinnanzi a qualsiasi tipo di problematica? L’Associazione Noemi è stata ben condotta in un ambiente idoneo affinché questo credo di gran grido affiorasse. Il Liceo Scientifico Fermi di Aversa ha aperto il suo ampio spazio e la sua dirigente scolastica, Adriana Mincione, ha caldeggiato in primis siffatta iniziativa, ponendosi in prima linea tra il via vai dei giovani affinché vigesse assoluto ordine e attenzione. Tra i relatori Francesca Petrella, esperta criminologa responsabile dell’Associazione, il consigliere Nico Nobis, la psicoterapeuta dello sportello anti-violenza Rachele Iacovino, le psicologhe d’Errico, Bove e Truosolo, il tenente colonnello Carrara della stazione territoriale, e l’appuntato dei Carabinieri di Aversa Di Donato. Ci si è accinti, quindi, al titanico compito di farsi conoscere per non ridurre ‘le eventuali oppresse’ al completo isolamento e alla desolazione devastante. La Petrella: “Alcune ragazze hanno mostrato emozione. Avrebbero voluto palesemente piangere ma si sono trattenute. Siamo riusciti a raggiungere il primo traguardo, ovvero, l’estrinsecazione del loro malessere spesso nascosto e celato. Un bel gruppo di loro si è riproposto di rincontrarci e di creare insieme un gruppo di lavoro. Da cosa nasce cosa. Questo per noi è già un importante traguardo”. Tra il parlare in sottecchi di alcuni adulti presenti si è anche ipotizzata l’idea che questo male dilagante potrebbe in parte ridursi se molte donne fossero in grado di affrancarsi dal fare tipicamente bigotto delle nostre parti, prendendo coscienza del proprio stato e rendendo effettivo un eventuale allontanamento dall’oppressore qualora lui persistesse nelle sue manifestazioni di violenza e non accettazione. “Forse anche questa è un’esplicita forma di rifiuto” – uno tra gli astanti ha reclamato. “Spesso l’ostinazione non può fare altro che agitare gli animi e condurre a risultati indecorosi e disumani.” – ha continuato lo stesso. “Una richiesta di aiuto può senz’altro indurre l’offensore a divenire più timoroso e meno pericoloso ma, dopo un po’, quasi inevitabilmente, potrà ricominciare a colpire. Sarebbe il caso allora di non perseverare ma di guardare altrove”. Al di là dei punti di osservazione, tutto converge su un dato: deve esserci una reale inversione di marcia nelle dinamiche tra uomo e donna. Questo ed altro è ascrivibile all’importanza d’incontri del genere che disseminano senz’altro il gusto dell’esserci, del condividere e dell’imparare a tutelarsi. Ben vengano!
Ilaria Rita Motti