La Fondazione Valenzi condivide con la Città l’intero patrimonio di dipinti
Condividere con la Città di Napoli quasi un secolo di affetti e memoria personale e collettiva attraverso l’arte. Questo è ciò che desiderava Maurizio Valenzi, artista fin da giovane e poi parlamentare italiano ed europeo, sindaco a Napoli dal 1975 al 1983.
La Fondazione Valenzi, l’istituzione internazionale nata nel 2009, all’interno delle celebrazioni per i cinque anni di attività ha reso possibile l’iniziativa attraverso l’operazione svolta insieme alla Soprintendenza Speciale al Polo Museale napoletano e il Ministero ai Beni e alle Attività Culturali che ha portato al riconoscimento dell’interesse storico artistico sull’intero patrimonio artistico, ponendolo di fatto sotto tutela.
L’annuncio ufficiale della notifica sarà dato nel corso della conferenza stampa in programma mercoledi 26 Novembre dalle 11 al Maschio Angioino nella sede dell’Ente.
Interverranno la Presidente della Fondazione Lucia Valenzi, il critico Mario Franco, la responsabile dell’Ufficio Vincoli del Museo di San Martino Luisa Martorelli, la responsabile dell’area comunicazione della Direzione Regionale del Ministero ai Beni e alle Attività Culturali Maria Rosaria Nappi e la curatrice e storica dell’arte Olga Scotto di Vettimo.
L’occasione darà anche l’opportunità di esporre le modalità allo studio per rendere pienamente fruibile al pubblico le opere.
La Collezione è composta da oltre centocinquanta dipinti, centotrenta litografie, un fondo di oltre settecento disegni e schizzi, venti tra maschere e oggetti d’arte africana.
Le opere sono state eseguite dallo stesso Maurizio Valenzi in oltre settanta anni di attività artistica e da molti noti artisti del ‘900 a lui amici, tra i quali Antonio Corpora, Renato Guttuso, Sebastian Matta e Emilio Notte.
“Il riconoscimento ministeriale della Collezione – dichiarano Lucia e Marco Valenzi – non è solo il coronamento del desiderio di nostro padre di donare in qualche modo all’amata Città di Napoli una parte di sé, nella sua duplice e complementare veste di artista e uomo delle istituzioni. È anche un traguardo per la Fondazione, la quale, in tempi tutt’altro che di ripresa per le istituzioni culturali private, continua a veicolare attraverso la promozione dell’arte un messaggio insito nella sua missione fin dalla nascita cinque anni fa, cioè di educare alle forme artistiche di qualsiasi tipo e insieme di educare con l’arte giovani e meno giovani alla bellezza e alla legalità, così come accade con i piccoli partecipanti del nostro progetto sociale Bell’ e buon’”.
Nel corso delle attività di recupero e inventariazioni delle opere sono stati ritrovati anche disegni e ritratti inediti di Valenzi che ritraggono personaggi noti e gente comune.
Ad essere rinvenuti sono stati anche i quattro calchi in gesso per i bozzetti preparatori del monumento alle Quattro Giornate di Napoli che Marino Mazzacurati volle regalargli. Questi manufatti saranno esposti in esclusiva proprio nel corso della conferenza stampa.
L’importanza della collezione Valenzi, al di là del valore artistico delle opere che la compongono, risiede soprattutto nel rappresentare un particolare excursus a partire dalla sperimentazione che caratterizzò la scena artistica tunisina dei primi decenni del Novecento fino al grande fermento di cui fu protagonista Napoli dagli anni Cinquanta in poi.
Attraverso opere di artisti come Lellouche, Corpora, Moses Levy, si hanno testimonianze del tessuto culturale degli anni Trenta nel Nord Africa, dove si propose allora un linguaggio pittorico nel quale, unita ad un richiamo a Cézanne, la lezione di Matisse era fondamentale. Come è noto molti scrittori ed artisti europei, italiani e francesi essenzialmente, sono presenti, tra le due guerre, nel Nord Africa sotto il controllo coloniale francese, dove avviano un’attività molto intensa in dialogo diretto con il centro artistico culturale parigino. La presenza di diverse opere nella collezione Valenzi consente di soffermarsi su questa stagione non ancora adeguatamente trattata sul piano storico-artistico.
Allo stesso modo le opere di artisti legati alla scena artistica napoletana degli anni Cinquanta e Sessanta consentono di ripercorrere le particolari sperimentazioni che animarono la città, inserita a pieno nel dibattito artistico italiano, segnato dalle scelte radicali dei primi anni del dopoguerra tra il contrasto tra un nuovo realismo e la nuova astrazione, e quelle successive portate avanti dalla generazione successiva, tra neo-avanguardismi, figurazioni critiche europee e arte pop.