17enne ucciso, Bobbio: “il carabiniere è la sola vittima di quanto è accaduto”
Parole durissime nei confronti dell’omicidio di Davide Bifolco da Luigi Bobbio, per anni pm anticamorra a Napoli, poi diventato senatore e poi ancora sindaco del comune di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, oggi giudice al Tribunale civile di Nocera Inferiore (Salerno). che ha dicharato: “L’identikit del bravo ragazzo una volta era ben diversa da quella che oggi qualche sprovveduto vorrebbe appiccicare al morto dell’altra notte”. Secondo Bobbio, il carabiniere che ha sparato “è la sola e unica vittima di quanto è accaduto”. Una ”vittima del suo senso del dovere e del fatto di essere chiamato a operare in una realtà schifosa la cui mentalità delinquenziale e la inclinazione a vivere violando ogni regola possibile è la normalità”. Il magistrato dice di conoscere bene quel territorio, di “conoscere a fondo la sua delinquenza camorrista e quanto radicata e profonda sia l’arroganza del suo potere”. A suo giudizio “giustificazionismo, buonismo, perdonismo e pietà non solo non servono a niente ma aggravano il male. A 17 anni si e’ uomini fatti e gli uomini sono responsabili delle loro scelte, delle loro azioni, dei loro stili di vita”. Per il giudice ”quello che a me interessa è che un bravo ragazzo in divisa stia bene e non abbia riportato danni nel fare il suo dovere inseguendo con i colleghi, di notte, tre teppisti su un ciclomotore, senza caschi, uno dei quali era evaso dagli arresti domiciliari e che avevano forzato un posto di blocco e comunque non si erano fermati all’alt facendosi inseguire a folle velocità”. Bobbio sostiene che “il fatto che sbandati come loro, parenti e non del morto, vogliano giustificarli mostrando di ritenere normale la loro condotta che evidentemente ritengono normale mi fa solo disgusto. I disordini di piazza, le sommosse di teppisti e familiari che bruciano auto della polizia per vendicare uno di loro sono folli e inammissibili e vanno represse con durezza”. Secondo Luigi Bobbio “il problema non è nella vicenda in sè ma piuttosto in quella ignobile gazzarra che sta percorrendo le strade del Rione Traiano. E’ quella gente, la sua insofferenza alle regole, la sua cultura del disordine la causa e l’origine di episodi come quello in questione”.